Ruminai la mia indifferenza
languore assopito in una bolla sgombra
grani di zucchero nero contratti nel ventre
un imbratto sottile di crema agli angoli
della bocca piegata al rimorso.
Nessuna pena o lamento sporto
inventai l' aria e il respiro, divorai
una rosa molle espansa tra i denti
nel girotondo di menzogne cantate
da un branco di giocolieri.
Degustai il trapasso di una rivalsa
afflitta, fame avvinta alla gorgia
di mandorla bianca.
- Nessun conato -
mai mi strozzai, mai, orgoglioso dei resti.
Mi diressi convinto sui passi austero
come un manichino svuotato in vertebre.
Arreso al plagio ricreai i profili
le fattezze del mio volto, annunciando
un credo sottovuoto.
E mi ritrovai finto con due occhi di vetro
un sorriso gommoso e morbido
fui tondo, rotondo e ingordo
al rimbalzo dal dirupo e dai decessi.
Si fiaccarono le mie ganasce
sul mormorio del disgusto e dell’ appetenza.
Mi scompigliai i riccioli con una mano
tra le dita ferme sgranando gli occhi
e annuendo
come un burattino mal creato.
[Modificato da ggiacinto 25/05/2012 09:16]