rivedo questo testo...
-2007-
Uno, due, e tre
quante volte fui padre?
Tra le mie dita escoriate e martiri
il supplizio di una filza di grani, e conto
il tormento. Uno, due.
Quelle volte, rivolto e perso
nel gemito di un figlio.
Dov’eri padre?
Quelle volte, privo e incerto, fui colto
d’altre scorte.
Quante volte fui padre? Padre.
Nascosto tra incomprese celesti
dove Nulla tace, ti sorpresi immenso
silenzioso e colmo della volontà bianca
di un bambino che sussurra al buio
terrore dei sé, brivido presunto e fatto.
Ti donai gemme di labbra e corde
retini, intese d’arti e di mani, flagelli di aculei
sangue inchiodato sulla trilogia di un dissenso
Dov’ero incoronato e schiavo? Dov’eri?
Io, di fango, di carne ed ossa
io, di tua immagine e accordo.
Quante volte fui padre? Quelle volte di un figlio
morto.
Doglie e parti d’altra spalla di una prolifera scevra
santa, demanio estorto ai principi della terra.
Azzurra sei sposa, né d’altro re.
Avi e progenie ritorte su una chiocciola sacra.
Uno, due e tre.
Disunite mai scomposte.
[Modificato da ggiacinto 06/04/2014 19:10]