03/05/2014 09:29
Come racchiude (razionale e non… )


Scrivere è l’atto che vince il pudore. Come della timorata di Dio che si denuda davanti alla platea. È il sentimento, a volte l’opinione, che dovrebbe sciogliere i filtri nella poesia. Invece la poesia è ancora spesso retorica, se non metafora precisa del linguaggio. Pare che il cuore sia duro da spogliare. Il prefisso è l’istinto delle cose che parlano. E il senso si perde come in un panneggio arricciatissimo. Talmente mosso da non rivelare la vera geometria delllo scampolo di tessuto. Forma immagini che ognuno coglie col suo personale colpo d’occhio. il panneggio si trasforma nel vestito del fantasma, nella paura vetusta che fa da involucro, una sorta di coperta di Linus. Forse tradisce solo il bianco segreto dei capelli, ma non svela la vecchiaia del vecchio, bensì quella di colui che è prossimo a morire. Perché il suo mese, l’anno sono già domani. Ed il tempo intermedio è solo l’attesa della resa dei conti.


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"Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)