A volte nella vita succede di ritornare sui propri propositi e rivedere le proprie posizioni; del resto qualcuno ha detto che solo gli stolti non cambiano idea. Forte di questa massima, sono felice di ritornare sul mio proposito di non commentarti più.
Appena lessi questi versi, qualche giorno fa, mi resi conto di stare assistendo ad una metamorfosi o, più probabilmente, ad una dimostrazione di come tu potessi raccontare un accadimento utilizzando la poetica come mezzo di comunicazione.
Ho letto abbastanza della tua produzione artistico-poetica al punto da comprendere che questo tuo viaggio, in terra sarda, sembra averti rapita con i paesaggi aspri di una natura originaria e con l’essenza di un popolo fiero ed indomito. E’ come se tu stessi attraversando un “periodo sardo”. Inutile dire come mi ritrovi totalmente in questa nuova poetica che coinvolge il lettore in maniera completa.
Da “Cecità” a “Ad ogni punto a capo”, da “Tutti i colori del mare” a “I nidi delle aquile” a quest'ultimo questo brano: “ad Orgosolo”. Ognuna di queste poesie è la tessera di un mosaico che, via via, si compone nella mente. Ogni volta si aggiunge un frammento di ciò che si riesce a vedere attraverso i tuoi occhi ed alla fine è come se anche io avessi visitato i luoghi da te descritti.
Questa è la bellezza dei versi. Come già detto in altro post, non riesco a definire il confine tra prosa e poetica, ma quando dici “
qui ad Orgosolo si arriva attraverso la voglia di sgranare gli occhi di puntarli in alto” è proprio qui che si comprende, netta, la differenza. In poesia non c’è bisogno di aggiungere altro. E’ la sensibilità di chi legge a costruire l’impalcatura scenica; tutto il resto, le descrizioni pedanti e prolisse che si incontrano in prosa, qui sono completamente superflue.
Non so quante volte ho riletto questa poesia dal momento in cui è stata pubblicata, ed ogni volta l’ho fatto sempre più lentamente, assaporando l’effetto di ogni parola sulla mia immaginazione.
Non ho avuto la fortuna/possibilità di visitare i luoghi che descrivi, ma devo ringraziare te per avermeli fatti vivere.
Ho sorriso quando hai chiesto di suggerire una possibile alternativa a quei versi della seconda strofa.
Nonostante la trovassi perfetta, ho voluto partecipare alla discussione, perdermi nei contorni di un’auto rossa che sfreccia in un budello di via, fra i murales e la gente assiepata ai tavolini di un bar, mentre tutto intorno è uno sfavillare di colori, di profumi, di volti e sensazioni, di voci in una lingua nuova, sconosciuta, musicale al punto da ispirare un cantautore come De André che della Sardegna fece la sua seconda terra.
In ventitré versi sei riuscita a condensare la storia tra uomo e terra. Uno spaccato del significato di armonia che riesci a descrivere in maniera mirabile. Come non lasciarsi coinvolgere dallo sgranare degli occhi davanti ad un luogo che trasuda storia ed arte da ogni via, muro, casa, pietra che incontri. Come rimanere impassibili davanti a contrasti forti come quello dell’ “
odore di piscio arrampicato su per tutte le scale”, per passare qualche rigo più sotto al “
pane che si sfoglia come le ostie da distribuire all’altare”.
Sono stato conquistato da queste tue ultime poesie, al punto da invidiare(non mi vergogno a dirlo) la capacità di condensare in pochi, perfetti, versi queste tue sensazioni .
Notoriamente io non sono un bravo scrittore anzi, mi reputo uno che ogni tanto ha una ispirazione dalla quale estrae una cosa leggermente più che decente, ma credo di avere il dono di astrarre il bello in tutte le sue forme e tu, mia cara, sei stata talmente “bella” in queste ultime produzioni, da lasciarmi completamente affascinato.
Sono cosciente che, come tutti gli artisti, ogni periodo ha una sua fine, ma sono contento di aver potuto apprezzare quello che ci hai regalato in questi ultimi giorni. Resta sempre la speranza di un prossimo viaggio in modo che tu possa creare delle nuove perle poetiche.
Chapeau pour toi
@
[Modificato da ili@de 20/07/2014 19:16]