Gennaio – ottobre 2014: da me a noi
Ho sperato è vero, è stato più d'un attimo
in cui l'ansia di quello che sarebbe potuto essere
quello che stava lì, già partendo da un nucleo
_ così conosciuto_ fermentare, iniziare, rallentare
e poi i mesi a sospettare malanni che si aggirano
nelle tasche di un futuro che sa di radici scappate
Ho pensato a cosa leggere, spegnere o ascoltare
per fare di te un seme non semplice da incontrare
chissà se capirai quei nodi che solo le donne
sanno così spietati, quelli in cui oggi è fra un anno
e ieri non è mai accaduto
***
come non si decide a chi scrivere,
come non si può scandire il momento esatto
in cui stomaco e sole si sposano legalmente
come i motivi non si possono sciogliere
e interrogare allo stesso tempo
così, proprio così sento di doverti almeno dire
che ti ho avvertito prima ancora del giro di routine
che ho sempre creduto in te, che la cinta stretta
puntava a scalare le paure più primitive
con poche monete e troppe storie da raddrizzare
e la gioia fa a pugni col cuscino quando
fra me e me, io e te, noi
con tutto il sangue che avremo in comune
dimmi...
ma tu mi sogni Clara?
ascolti quelle bugie Andrea?
sei pronta a lasciare il guscio, creato perfetto
per una vita che di sapore dovrai inventare?
hai abbastanza fantasia, mio piccolo Leonardo?
avrai mani ingrandite in forma di preghiera Greta?
amerai i cartoni della mia infanzia Ginevra?
quelli opachi e cantati da Cristina D'avena?
e la musica, Nicole, sì la musica da incubo
o quella capace di placare i pensieri
di un giorno sbagliato, di un urlo antico
di un amore esagerato?
***
ci saranno applausi oltre questi schiaffi?
ah! febbraio con tocchi da maestro
chiedi l'ora solo per passare il tempo
io sono come nove inverni pressati fra le gambe
in attesa di afferrare i dettagli di un fiore
***
sono le reminescenze ad aprire il viaggio
che poi delle tue scarpe così grandi
ed io ballavo, ballavo senza un vero vestito
coi codini che sapevano d'orzo
i tuoi specchi, la mia camera così stretta
e gli armadi con la bocca piena
allora, col sorriso fra le scapole
come (non) mamma
ignoravo i ragazzi di kiev
***
e le onde di questo mare saranno
a modo tuo, così come la scelta
di bandiere perse o da conquistare
che voglia di stupore qui
dove il bruco mangia la foglia
_ c’è un primo abbozzo da conservare
***
non assorbire tutto ciò che le mie orecchie
ascoltano, imparerai presto che la bocca
ha modi diversi per suonare
c'è chi la accorda così male, chi l’accarezza
e comunque non canta, chi per la boria di apparire
crepa le note e allora mio caro cuore
affoghiamo storie prima di tramandare
***
sarà domani il giorno in cui saprò darti il colore
di ogni cosa? la coperta ha già le sue perline
con tutte quelle risposte che fanno tesoro
dei sentori di una mamma
i nomi sono quasi incisi, ma quando ti vedrò
solo allora i tuoi occhi mi apriranno al titolo
come sipario del film della tua vita
Prove d’insegnamento
verrai e come spaventapasseri servirai l’amore
vanificando trepidazioni e addolcendo suture
e se stanca sarò delle scelte fatte all'ombra
di ciò che immaginavo e non sapevo
_ di che vita vivere allora?
piccola mia, non ti insegnerò a galleggiare
mentre gli altri intorno a te affogano
e quando l’interesse falsato e la furbizia
hanno depistato tutti, tranne me
ho comunque imparato ad imbastire chicchi di riso
per dare ai tuoi occhi un nome non fiacco di labbra
***
e poi di ninna e poi di nanna
riscopriremo le favole insieme
quando conterò quei ciuffi cullati
dal volto paffuto, lì nel momento
d'orgoglio per il mio miracolo perfetto
ti insegnerò a non sentirti mai inutile
che un innesto apparentemente superfluo
è comunque parte di un tutto (più grande)
che il valore è dato dalle persone
che il bene e il male trovano sponde sottili
e guarderò le tue spalle camminare da sole
un giorno, ma non ora, non è ora
***
non siamo fatti per stare da soli
ma neanche fra molti
siamo frammenti di vita in carcere
quanti angeli malfermi a controllare
a sbagliare sottoterra
ti insegnerò ad osservare e mai
a guardare, che la visione senza l'azione
allontana il cambiamento
che la città diventa inutile
nella spartizione del diritto dei più forti
Crediti sempre all'altezza anche senza età
ma non restare solo pensiero, testa grande
su una bici bucata
***
perché mi piace pensarti punto fermo
in un mare di isole, così da vincerti
con amore e sofferenza tipica di chi
si immola per un bene più grande
di miracoli persi fra i secoli avrai nuvole
e sentinelle quando deciderai
a chi donare la tua guerra, per poi
cerchiare il giorno con una corona
dimmi allora se la strada ha promesso festa
e invece con il tuo cuore così piccolo
non hai pregato abbastanza
# Ama le tue radici, sempre
si trema qui a mezzanotte
quanti luglio sulla pelle
eppure - non terra dei fuochi -
sei, non miccia d'invidia sarai
abiterai il vento che scalda la mia Napoli
e amerai le caramelle d'orzo fatte in casa
sarai perla fra le "quattro pietre" lasciate
dagli antenati e combatterai i barbari
sdraiandoti su di un vicolo stretto e buio
ma con una gloriosa storia da ricordare
# Deludi tutti, eccetto te stessa
perché gli anni ricamano ricordi
abbonano delusioni e gli altri
saranno in grado di vedere in te
il cambiamento ma tu non sarai certo
più buona con te stessa
se la lotta più grande è quella combattuta
fra noi ed accettarci fa più male che chiudere
gli occhi e odiare l'impossibile
non ti auguro rimpianti e non parteciperò
ai rimorsi, figlia mia non rendere sinonimi
vivere ed esistere perché le verità più grandi
si raccontano attraverso vocali bambine
# Di tutti i sentimenti prediligi l’amore
in ritardo di un giorno sui trentanove anni
di mancata condivisione che tutt'oggi uniscono
i tuoi nonni mi sento di dirti piccola mia,
che il matrimonio se da una parte dovrebbe
consolidare, dall'altra -quasi sempre-
finisce con lo sfaldare le sicurezze
che certe non erano
quando i pilastri si spostano fuori
dalle mura domestiche, i piccoli concetti
non possono sposare la causa perché
rispetto - dignità – altruismo e sopra ogni cosa
a m o r e
non devono annullarsi in sfide di rabbia
o reciproca incomprensione, perché sia lezione
ogni momenti di solitudo, perché un filo d'oro
messo al dito in un giorno qualsiasi
non giustifichi mai l'assenza
perché occhi attenti sostituiscono parole
buttate in bocca, lanciate chissà dove
a gestire le paure, i fallimenti
e niente speranze
perché il vero miracolo non è incontrare l'amore
ma saperlo riconoscere e poi dargli fiducia
come un vaso pieno di terra e senza fiori
che parimenti decidiamo di mettere al riparo
garantendo acqua e sole, casa e crescita dentro noi
# Combatti in prima linea per un mondo diverso
mi si arrampica fra i capelli questa dignità
come valore insostenibile di questi tempi
come tarlo e mai la prova che la differenza
si è vista nel momento esatto dell'offesa
Non chiedere e aspettarsi, agire e scomparire
prepararsi nell'attesa, pronti a fare i sì!
con la camicia stirata, con i piedi sulla linea
di partenza e mai vedere la meta, il punto
di congiunzione, il tunnel che trascende le scuse
e non capire, piegare, sbagliare
Smorfia distratta questa dignità, altezzosa a parole
diplomatica per gli scettici, inutile per i fannulloni
Dignità mia lascia ora che gli ulivi sono marci
nel bel mezzo di bandiere crocifisse, nel dilagare
di bisogni inaccessibili
O credimi ancora, quando non cado ma barcollo
nel vuoto che non mi stanca, come spazio
parallelo a questo esistere che ramifica gesti
e speranze e porta i forti al lunapark
con la cena dei miserabili
***
Impara a conoscerti affrontando le tue paure
ricorda che i ponti spesso sono invisibili
che spazi immensi trovano recinti
in menti deboli, che la lettura apre
varchi altrimenti inaccessibili
la musica poi tocca punti inconfessabili
le scuse sono limiti autoimposti
nella samba che ci rende umani e coscienti
cercherò bimba mia di gestire la rassegnazione
che mi coglie all'ennesima notizia di un mondo
sbagliato e quella convinzione -collisione
di imparare a vivere attraverso occhi animali
# Riconosci libertà in ogni cosa
per quelli come noi non esistono
seconde possibilità, imparerai presto
che la scelta è sadica, che l'abbandono
è condizione umana, che per - troppo poco-
siamo inconsapevoli, innocenti fra le corde
ti insegnerò la volontarietà di qualsiasi incidente
che i percorsi, per quanto contorti, hanno mani
a giustificare architetture in apparenza
incomprensibili
che il tuono presagisce sempre un pianto
che i fiori forniscono colori all'emozione
che anche un'unghia privata della cura
può generare sofferenza, che niente amore
niente è casuale, ma che puoi vivere
senza indagare i fili a comandare le storie
Sei in me, ti sento
in attesa di ciò che sarà abbraccio
tutti i segni che sai donarmi
perché ad ogni tuo movimento
quanta aria nuova nei polmoni
ti sento in qualsiasi paura
abile a vestire i buchi
della tua assenza
e scegliere fra cose minuscole
che mi parlano di te,
rendono questo diario
la tua memoria
***
quando Adriano cantava d'emozione
si riferita di certo a te, tu che ondeggi
fra i miei fianchi e sento muoverti
così lentamente, così silenziosamente
punti mani e piedi e allora non posso
che tormentarmi con le domande innumerevoli
e banali che attraversano qualsiasi mente
i tuoi occhi e tutto il resto come enigma da scoprire
***
E adesso che gli incroci cambiano i desideri
addolcirò anch’io la bugia del natale, a te
che non dovrai mai cercare i motivi per vivere
o quelli per essere felici, tu agisci come se conoscessi
il culmine del sentiero e attraversalo inconsapevole
Avrai forze serene a smuoverti passioni
ricorda di non aver diritto a niente
ammetti pezzi di te in ogni canzone
conserva l’orgoglio per confronti utili
oltre l’odio, oltre il midollo di qualsiasi parola
costruisci e disfa le tue certezze con una certa fretta
che poi arriva il conto con l’ eco dei proclami falliti
quella voglia di svuotare tutto e fare niente
sarà difficile non dirti chi essere
tu mio fiore dai pizzi bianchi
avrai radici forti ove depositare sogni
porre domande e azzardare risposte
ove abbandonare ragioni o appisolarti nei dubbi
ove crescere senza troppe credenze e troppe attese
ove prima di tutto io spero di aver conservato un cuscino
d’aria pura, all'ombra di un seno materno
Tu che sai di trepidazione antica
ed io a consegnarti la storia
prima ancora della tua nascita
prima di qualsiasi unione procreatrice
quando essere donna è gran fortuna
quando l’essere donna si fonde col grembo
quando tirano sospiri di sollievo e paura
nel luogo originario dell’ amore
dove tu mi chiami madre
ed io lo sono prima delle tue parole
mia dolce Ginevra
"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com