E' una poesia che mi piace moltissimo:
questo voler catalogare ciò che accade, dare un ordine a ciò che ci cade addosso (nelle prime due righe c'è se non sbaglio una figura retorica chiamata chiasmo o no? Magari qualcuno di voi me lo sa dire?)
ma poi arriva la parte emozionale, più intima, quella parte di noi che vuole svincolarsi dalla razionalità, dalle misure esatte e perdersi, perdersi semplicemente in una girandola di emozioni, quindi gli ultimi cinque versi sono quelli in cui la poesia prevale e supera, diciamo così, le altre zone della mente ancora precluse al liberarsi dell'interiorità.
Se posso annotare qualche criticità, dico che avrei usato meno "mi" e meno "io", ma un "mi" lo avrei aggiunto in un verso per questioni ritmiche (lo so sono terribile) ma per esempio:
Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
avrei lasciato impersonali questi due versi, senza i due "mi" oltretutto il ritmo sarebbe da perfetti endecasillabi:
Addosso al viso cadono le notti
ed anche i giorni cadono sul viso.
Questi invece:
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
sempre per questione di "orecchio" a cui arrivano con qualche stonatura, io li leggo così:
lasciandomi un ricordo un po' in penombra.
Geometra perito li misuro
Ecco, solo per non fare solo e sempre complimenti e per dimostrare che anche le pubblicazioni in libro possono essere oggetto di osservazioni da qualunque punto di vista, però nell'economia della poesia sono inezie, altrimenti non l'avrei definita bellissima.
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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)