00 07/11/2015 01:30



bastava un passo, sullo stormire delle formiche
per dare varco a un peccato senza redenzione
un inconscio obbligatorio
padrone mio, fratello, fiato mio, onnipotente
che tutto porta scritto anche le epidermidi

- chinati a terra, non voltarti – disse – a sette, a sette
aggiungeresti urla alle persiane che già
hanno fessure troppo larghe
sempre più dolore entra, la smorfia quasi
rivolta al muro e un tremare di labbra sul bicchiere

allora provo a tratteggiare un pezzo di cuore e dalla finestra
lascio entrare il ramo d’acero dove le potature
non saranno semi femminili, o semi di madre
là sulla gogna di un tetto, là senza chiavi una distrazione
sempre voluta, accanto. accovaglie di pipistrelli
escono all’imbrunire come un volo che trema, i vetri

avremo già fame, sulle macchie dei tulipani e io m’afferro
torno alla prima persona