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Laboratorio di Poesia scrivere e discutere di poesia

Vivian Lamarque

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    fil0diseta
    Post: 1.501
    Amministratore forum
    00 25/04/2016 09:17
    grazie al suggerimento di franco(cripaf), un'autrice che mancava alla pagine del nostro forum:

    Vivian Lamarque

    ho selezionato una pagina web che mi sembra un inizio interessante per presentare questa autrice. poi, Franco, ci guiderai magari tu ad altre opere che ritieni significative



    Poesie 1972-2002 di Vivian Lamarque


    Tu immagina un tepore.
    Una copertina calda sulle ginocchia e un angolo che ti copre bene i piedi. Qualcuno ti passa gentilmente una tazza di thè, o di cosa ti piace di più. Cosa ti piace?

    Ecco, sorseggialo. Ti senti davvero a posto, ti guardi e ti piaci.
    Tutto intorno è in ordine, e la gente ti sorride. Sensazione di serenità.

    Così mi sento quando leggo Vivian Lamarque.
    (e ammetto candidamente a me stessa che è così perché la sento simile a me, perché leggendola ho come la famigliare impressione di aver già visto tutto questo, e scorrendo le righe mi sento sopraffatta ugualmente da un incantato stupore)

    Tutto ha inizio con questa micropoesia.



    IL SIGNORE NEL CUORE

    Le era entrato nel cuore.
    Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
    E lì cosa faceva?
    Stava.
    Abitava il suo cuore come una casa.


    Le poesie di Vivian Lamarque hanno per me un fascino incommensurabile.
    Sono piccoli, deliziosi gioielli che si sciolgono in bocca, levigando il palato di armonica dolcezza, con uno stile fiabesco a tratti, grazie anche all'uso dei tempi dei verbi e degli aggettivi.
    Non è difficile notare come ami avvicinare al soggetto della poesia aggettivi in forma vezzeggiativa, quasi a creare un insolito ambiente infantile.
    È come trovarsi a vedere brevi istanti di situazioni, flash di pensiero. Generalmente di contenuta lunghezza, sono frasine dall'aria tenera e semplice, mini filastrocche che stampano sorrisi in viso.



    L'amore mio quando era bambino
    chissà che grembiulini metteva
    e se era un bambino buono o così così
    l'amore mio quando era bambino
    se sapevo dov'era me lo rubavo.


    Sono quasi felice
    ti posso cantare
    il sole batte su questo pennino
    lo fa luccicare.



    Cercasi casa
    cercasi casa con sole
    con sole fin dal mattino
    casa con dentro un bambino
    con madre con padre
    secondo te a chi assomiglia
    cercasi casa
    con dentro famiglia.


    Alcune poesie sono dedicate al trauma dell'adozione, al momento in cui scopre di avere due madri.
    L'argomento, che evidentemente ha portato l'autrice a soffrire e forse ad affrontare un'analisi, viene sempre trattato con un tratto morbido di matita, nonostante la delusione palese.
    [Questo mi ha fatto pensare al carattere sereno e pacifico, quasi rassegnato, tenero e solitario (di me, di Vivian) e ho visto con occhio solidale anche sfumature di freddezza sciolti in un composto di grazia, che mimetizza il dispiacere e il rimpianto]
    È ricorrente, nel suo mondo, il pensiero di un doppio affetto.



    A NOVE MESI

    A nove mesi la frattura
    la sostituzione il cambio di madre
    Oggi ogni volto ogni affetto
    le sembrano copie cerca l'originale
    in ogni cassetto affannosamente.


    ABBANDONO

    Mangiavo dormivo
    facevo la brava-bambina
    per conquistarti "mammina".
    Corteggiamento vano
    a nove mesi mi hai presa per mano
    mi hai lasciata a Milano.


    Altre rispecchiano la dolcezza di un rapporto famigliare, scritte con uno stile ironico, leggero, morbido. Le parole una in fila all'altra prive di punteggiatura sono stuzzichini lievi, fiocchi di neve sui vetri, ciliegie da mordere. Qualsiasi argomento ripreso ha la forza del divertissement, venature di raffinata ironia, scanzonata lievità.


    REGALI DI NATALE

    Per Natale ti faccio i seguenti regali due punti
    caramelle svizzere per quando hai la tosse forte da far paura
    che non mangerai mai
    filtri per quando fumi che butterai dalla finestra
    un bicchiere piccolo per bere di meno figuriamoci
    dei gettoni per telefonarmi una sera da un bar
    una bugia di terracotta per quando avremo buio
    una piccola spada perchè sei il mio amore pericoloso
    e poi anche un pezzetto di me quale vuoi?


    IO TRA VOI

    A letto
    io tra voi come a volte
    siamo scivolati nel sonno tutti e tre da una parte
    e perciò vi sento respirare benissimo:
    una come ancora giocando
    e l'altro così familiare.


    Quando leggo, mi figuro una tenda appena velata su un panorama felice, dietro la quale si possono intravedere (o immaginare) altre cose, giochi avvolti di luce soffice, tenerezza in ambiente candido e giocondo.

    La sensazione è però sempre quella di un sentimento esistente, o esistito, che riacquista splendore e vita attraverso le parole.
    Un sentimento che non muore, che riecheggia, e prende forma attraverso poche righe, a volte solo una o due.

    Qualcuno può dire: sono capace pure io a scrivere così.
    Io no.


    A volte, anche una frase semplice, detta con il giusto tono, se trasmessa in modo carezzevole, ha un sapore raffinato.
    E mi stupisce come spesso Vivian Lamarque ci riesca usando parole comuni.
    D'altronde, non è certo la ricercatezza dei vocaboli che ne fa apprezzare la bellezza, o forse sì.


    Tienimi ancora un po' preziosa
    mangiami
    a Natale.



    Sto ferma immobile:
    sono commossa di te.



    L'amore mio la prima volta che è un po' distratto
    me lo prendo e me lo porto via.


    E poi c'è la trilogia dedicata al dottore B.M., il suo analista Junghiano: "Il signore d’oro" , "Il signore degli spaventati", "Poesie dando del Lei".
    Per me, una delle parti più belle del libro.

    Attraverso le sue parole, si legge un carico di ironia non da poco, condita da una trasparente adorazione, forse una grande stima, o un latente innamoramento.
    Tant'è che le poesie sono essenzialmente distillati di tenerezza, venticelli freschi e per nulla insolenti.
    Invitata dall'analista a ridurre il numero di poesie dedicate, scrive alla fine duecento "Signori": gocce di sentimenti discreti, frammenti eleganti di desideri, domandine irriverenti e birichine.

    Curiosa infatti è l'abitudine di frapporre punti interrogativi tra un verso e l'altro.
    Il risultato profuma di infanzia, di carezze, di occhiolini. È come se ci fosse un dialogo tra cuore e cervello, tra autrice e lettore.
    Un dialogo intriso di conferme, di spiegazioni o anche solo di ripetizioni, che danno ritmo e brio al componimento.


    IL SIGNORE DELLA BUONANOTTE

    Da un letto lontano con tutta la migliore stessa buonanotte
    gli augurava.
    C'era la luna?
    Oh sì la luna e anche le mille stelle, più le fronde degli alberi e le
    addormentate acque, con tutto tutto buonanotte gli augurava.
    E il signore sentiva?
    Sì, il signore piano piano sentiva, mentre si addormentava.


    IL SIGNORE SOGNATO

    Splendidissima era la vita accanto a lui sognata.
    Nel sogno tra tutte prediletta la chiamava.
    E nella realtà?
    La realtà non c'era, era abdicata.
    Splendidissima regnava la vita immaginata.


    IL SIGNORE D'ORO

    Era un signore d'oro. Un signore d'oro fino, zecchino.
    Per il suo carattere duttile e malleabile, per il suo caldo dorato
    colore, per il luccichio dei suoi occhi, era un signore molto
    ricercato.
    I corsi dei fiumi venivano deviati, i fondali scandagliati e setacciati,
    ma i signori che affioravano brillavano poco, erano signori
    pallidi, opachi, non erano d'oro vero, erano signori falsi.
    Non avevano aurifere vene?
    No, le loro lente vene scorrevano quasi del tutto essiccate in
    direzione dei loro minuscoli cuori, a fatica.
    E dov'era il signore d'oro vero?
    Lontano, in una casa assolata, pigro e paziente, aspettando di
    essere trovato, in un angolino, il signore d'oro luccicava.


    IL SIGNORE NELL'ARIA

    Alle ore venti ognuno tornava alla sua casa.
    Non avevano una stessa casa?
    No, ma nell'aria sì.
    Nell'aria?
    Sì, a destra e a sinistra nel mezzo dell'aria avevano una stessa
    casa. Con le porte e le finestre gli uccelli le cene le voci e il riposo.
    Non i colori?
    Sì, colori splendenti erano appesi nei quadri nell'aria della casa.


    LA SIGNORA NON GELOSA

    Una signora che stava diventando gelosa non lo diventò.
    Nemmeno un po'?
    Sì, un po' sì ma pochissimo, come un solletico al contrario che
    invece di far ridere manca poco a piangere.


    IL SIGNORE PUNTINO

    Non potendolo vedere sempre, quando infine poteva vederlo lo
    guardava moltissimo, fino all'ultimo minuto, fino all'ultimo
    secondo, e anche dopo si voltava indietro, si voltava indietro.
    Il signore diventava sempre più piccolo, ormai era quasi del
    tutto irriconoscibile, eppure lei lo riconosceva benissimo,
    anche sottoforma di minuscolo puntino laggiù.


    LA SIGNORA DEL PARASOLE

    Come nel famoso quadro, ma non lui a lei, lei a lui teneva il
    verde parasole.
    Era un parasole speciale.
    Chi stava lì sotto era protetto da tutti i mali del mondo.
    La signora stava ben attenta a coprire perfettamente tutto il
    signore, a non lasciarne fuori, in pericolo, nemmeno un pezzetto.



    Attraverso la grazia vellutata delle sue parole,
    Vivian Lamarque affronta anche argomenti dolorosi, come la guerra, le malattie, la perdita di persone care.
    Dedica con infinita sicurezza e comprensione parole precise,
    in poesie che portano i nomi di persone amate.
    Racconta con la stessa infaticabile leggerezza della vita dei “vu cumprà”, dei soldati morenti, delle difficoltà aspre che costellano l'esistenza.
    Nonostante la sinuosità armoniosa dei versi, riesce ad essere tagliente ed affilata, quasi perentoria.



    SOLDATI

    Problema:
    se ne morirono congelati seimila
    solo tra Natale e l'Epifania
    quanti ne morirono
    in tutto?

    ALL'ULTIMO ESAME

    Se sono stati capaci tutti
    sarò capace anch'io
    nessuno è stato bocciato
    tantomeno quaggiù rimandato
    (magari essere rimandati sfuggire!)
    capaci tutti proprio tutti,
    di morire.



    La sezione degli Inediti contempla un lungo poemetto intitolato L'albero, che si stacca dal resto delle composizioni.
    A fine libro invece c'è una raccolta di poesie dedicate a persone conosciute, amate in vita e dopo la morte, ricordate attraverso omaggi.
    Vivian Lamarque non manca di colorare ogni passaggio, anche quelli che potrebbero essere più foschi.
    Ed è speciale nel raccontare le emozioni, nell'augurare cose buone, nell'accompagnare sospiri e frasi, nell'accatastare profumi e chiarori.
    Facile, quasi spontaneo, immaginare di essere in un prato, vedere margherite, ascoltare risate argentine, sospirare per un sorriso desiderato.


    ALLA LUNA

    Oh essere anche noi la luna di qualcuno!
    Noi che guardiamo
    essere guardati, luccicare
    sembrare da lontano
    la candida luna
    che non siamo.



    PER LE NOZZE DI MYRIAM E GIORGIO
    (sei sei del novantasei)

    "E se piove mamma?" Se piove
    figlia se fili dal cielo
    scenderanno se nuvole grigie
    vi avvolgeranno fa niente
    non ti ruberanno il bianco
    vestito né l'anello dal dito
    non ruberanno la sposa
    allo sposo né lo sposo
    alla sposa un furto
    d'azzurro a una sposa
    felice, che perdonabile cosa.


    Sono piccoli cammei di una gentile ingenuità, sfiorano l'improbabile e fanno sorridere per la tendenza a riportare situazioni in chiave giocosa, come soffi di bambini su candele dispettose e girotondi allegri.


    L'amore mio chissà com'era quando era innamorato
    e come andava e veniva
    e come si emozionava
    forse faceva delle vocine
    di certo comunque volava.


    Qualcuno dice (attenendomi a cosa ho letto su internet), che la portata di dolcezza contenuta possa essere paragonata ad uno zuccherificio, facilmente attuabile da qualsiasi (o quasi) bambino.
    Per taluni è sopravvalutata, una donna che dispone in finte rime e allitterazioni delle riproduzioni di vignette reali, paesaggi di fiaba ed emozioni che si fanno danzate.
    Io dico che pare a volte di trovarsi di fronte ad un circo di immagini, pepato con abbondante ironia, come se si divertisse lei stessa a comporre marachelle, anziché poesie.



    PRECIPIZIO

    Come in un film da ridere
    mi stai facendo la fotografia
    e mi dici di fare un passo indietro
    ancora uno ancora uno uno
    mentre mi spingi verso il precipizio
    ti sorrido fiduciosamente
    (forse hai agito innocentemente).





    fil0diseta_______________________________________________________________________________________________________
    Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
    (Antonin Artaud) 
  • OFFLINE
    annamaria.giannini
    Post: 429
    00 28/04/2016 15:00
    sono andata alla preentazione di Madre 'inverno, commovente

    ----------------------------------------------------------------
    "ogni giorno rubo un pezzo di spiaggia al mare e ogni giorno il mare se la riprende"
  • OFFLINE
    cripaf
    Post: 174
    00 29/04/2016 09:02
    Non conoscevo Vivian Lamarque fino a poco tempo fa. Meno di un mese credo.
    Ero alla Feltrinelli, anche piuttosto seccato perché dei libri d’università che mia figlia mi aveva chiesto di comprare non si trovavano. Avrei dovuto aspettare. Gli impiegati sono sempre molto gentili in questi casi.
    Una settimana di tempo, se ci sono nei depositi. Cristina non era rimasta contenta su whatsapp e dunque stavo per andarmene. L’altro colosso dell’editoria locale si trova a due passi. Devo dire però che mi piace stare in una folla di lettori. La hall è enorme e non c’è mai spazio per sedersi. Primo e secondo piano.
    Il popolo barese che sfoglia di tutto e legge avidamente in silenzio! Una meraviglia davvero come si concentri in un piccolo spazio chi ama ancora il libro.
    -Non è come sulla linea C , dove si ascoltano mille vicende personali raccontate nei telefonini. Tanto a chi importa se si vuole divorziare perchè una storia di tradimenti è stata appena scoperta. Anche questo tipo di popolo barese però mi piace. Bè molti parlano lingue strane, l’arabo, l’albanese, il russo. Tutte le lingue compongono una opera moderna che mi accompagna dal Petruzzelli al largo Due Giugno mentre scorrono le vetrine ed i cartelloni pubblicitari, che adoro-
    Di solito faccio sempre le stesse tappe all’interno della libreria.
    Il giro parte dai poeti, ovviamente. C’è anche Celan, questa volta, ma costa troppo. Ci penserò un altro po’ prima di acquistarlo.
    Poi la svolta della Letteratura, con tutti gli autori in ordine alfabetico.
    Ho comprato nel tempo tutto ciò che era disponibile di S. Plath, A. Sexton di V. Magrelli e tanti altri. Di Sanguineti però ancora nulla.
    Ma ecco all‘improvviso spuntare da una colonna, un libro con un titolo familiare.
    MADRE D'INVERNO.
    Ho scritto qualcosa con quel titolo.
    È quello di una mia poesia. -Saranno poesie le cose che scrivo?-
    Di solito, quando scopro un titolo uguale ad una mia poesia, mi prende lo sgomento.
    Caspita! mi dico questa volta: “cos’è sta cosa?” Mi piacerebbe dirla in barese ma scriverla annulla qualunque effetto.
    Vedo alcune facce note dell’editoria cambiare aspetto sulle copertine.
    Persino Stalin, un librone fresco fresco di stampa- si arriccia il baffo. Anche Eco e Pasolini si vestono di un’aria misteriosa. Che sarà mai? Mi dico.
    E’ davvero strano che due autori-Vabbè, a confronto ci sono un sassolino ed il Monte Bianco- arrivino a formulare un titolo così.
    Per mia meraviglia scopro che si tratta di un libro di poesie.
    Autrice italiana con nome francese, Vivian Lamarque.
    Non costa poco, ma nemmeno molto. Lo sfoglio nervosamente per cercare la poesia del titolo. Di solito funziona così ma in questo caso non ne trovo. Non capisco e questo m’incuriosisce parecchio.
    Leggo tutto ciò che lei ha scritto sull’argomento madre, scopro che ce ne sono due nella sua vita.
    M’appassiona la sua storia, il suo stile.
    In questo periodo sto alle prese con S. Plath. Il mondo infuocato di “Fever 103”, è lontanissimo da qui. Eppure m’attira e mi convince come i poeti veri e grandi, che hanno la sincerità nelle vene.
    Ok alla fine decido di comprare il libro e di prenotare quelli per mia figlia. Lo chiederò direttamente a lei. Chissà se da qualche parte ha una email. Chissà se mi risponderà. Le vorrei spiegare la storia della mia madre d’inverno. Quell’incontro in un ospedale barese con una madre che aveva perso il figlio. Le chiederò del suo titolo. Chissà se mi risponderà.

    ciao franco


    -----------------------------------
    questi alcuni titoli che ho trovato in rete, tratti da "Madre d'inverno", Vivian Lamarque. Mondadori ed.. : (a me piacciono molto e dunque ritornerò sui suoi testi, a modo mio come sempre)



    Ritratto con mare I

    Oggi di fronte a te
    ho messo un mare.
    L’ha appeso Paolo,
    è un olio Castellani, scogli
    violetti come quel giorno
    che quasi annegavamo,
    spruzzi lievi di bianca
    schiuma ti guardano
    che li guardi
    mentre io guardo te
    diventata quadro.

    *

    Ritratto con vela

    Ci mancava anche il vento! Come quando in casa
    la malchiusa finestra da sola si spalancava e
    aria folate d’aria tende di vela, pol-mo-ni dicevi,
    respiravi. Ora sulla tua fronte da secchi
    rami in volo ferita, piano come bianca benda,
    piano di platano plana una grande foglia.

    *

    Ritratto con intermittenza

    Come il diavolo l’acquasanta temo
    l’intermittenza delle luci di natale
    quelle luci col vizio di tramontare
    continuamente tramontare. A ogni
    batter di ciglia pendono dall’abete
    dai rami fili neri strani e l’intorno
    si fa spettrale, tutto il contrario
    del natale. Idem il tuo ritratto
    come di una non viva che di nuovo
    cessasse di vivere, che ricominciasse
    tutto da capo morte vita morte
    occhi aprire chiudere aprire
    come un’insonnia – del morire.

    *

    Compro Oro

    ………………………………………………a Lello Baldini

    Scusa che ho venduto quella tua spilla
    d’oro, quella come un ramo d’oro
    a un Compro Oro, a una addetta signorinella
    pallida come la tua canzone però è sposata
    le ho venduto anche anellini vado
    e vengo ormai mi conosce fa così
    caldo le ho detto come fa otto ore
    perché non mette un ventilatore
    di quelli piccoli ce ne sono anche
    portatili ha ragione ha detto ma tanto
    lo so già che non lo metterà, non so
    che Compro Oro è, l’ho scelto
    che sia vicino a casa e educato
    le quotazioni del giorno non me le dice
    mai, speriamo. Disapproveresti, sei la solita
    mi diresti, e poi perché vendere
    la spilla d’oro al Compro Oro non ne hai
    bisogno, è vero non ne ho bisogno, era
    per non lasciarla ai ladri che prima
    o poi verranno, dicono che vanno da tutti,
    mi sono già entrati dalla finestra, dalla
    porta non osano sai che fuori ho scritto Tom Ponzi
    e Polizia, l’oro loro non l’hanno trovato ma
    un altro potrebbe non hanno portato via niente
    solo mi pare una carta di credito, il computer no
    perché astuta avevo incollato un foglietto
    con scritto non funziona portare
    a riparare (dovrei però tradurlo in caso
    di ladro straniero) e poi scusa l’ho venduta
    per non lasciare pensieri a figlia e nipoti
    tutti oggi preferiscono contanti, tanto la tua
    spilla d’oro con sul ramo dei fruttini sangue
    di rubino (la Compro Oro ha detto che
    non occorre staccarli, ci pensa lei) e colore
    del tuo smisurato cuore, tanto la tua spilla –

    ce l’ho infilzata nel petto, mi sanguina, però
    ora che l’ho posata qui sulla carta
    un poco meno (sai facciamo così noi poeti).

    *

    Cedrus atlantica

    Preventivo per abbattimento
    con ausilio di scala cingolata
    che fortuna non assisterai
    era come tuo da metà Novecento
    l’albero, le sue aghiformi braccia
    ti entravano nel balcone quasi
    in casa, per non dire del luttuoso
    giorno in cui ti trattennero,
    ti impedirono il disperato salto.

    Ma ormai fantasma il salto, fantasma
    il motivo del salto e la sua origine,
    fantasma la notizia, fantasma chi dovette
    dartela, fantasma chi ti consolò,
    fantasma chi per primo ti chiamò
    vedova, fantasma lui il giovanissimo
    coniuge tra i più biondi e belli
    a spasso nel regno dei cieli, fantasmi
    i cieli, fantasma tutto, ogni accadimento,
    ogni ricordo di ricordo di accadimento,
    ogni poesia di accadimento?

    *

    Disastro del Gleno

    ……………………………………..ai miei cugini camuni

    Che colpo di fortuna nell’ossario
    di Musocco si era liberato un posto
    proprio accanto a lui, ossario matrimoniale.
    Ma tu hai voluto tornare a occhi chiusi
    nella valle dove li avevi aperti, accanto
    a fratelli padre e madre, veramente di lei
    c’è solo la fotografia, le ossa se le era rubate
    con tutto quanto il cimitero, nel ’23,
    l’acqua ladra del Gleno.

    *

    L’età

    A delle persone chiedevo di indovinare
    quanti anni avevi come facevo sempre
    per meravigliarli che erano quasi cento.
    Ma nessuno questa volta voleva rispondere
    non capivo perché suggerivo ma loro zitti
    bocche cucite su vi aiuto io sono molto più
    di ottanta, dite un numero rispondono sempre
    tutti perché voi tacete? chiedevo ostinata
    nel sogno, non capivo, io. Ma lui il sogno
    sì, lui lo sapeva che non l’hanno più l’età,
    i morti.

    *

    Madre l’altra valdese

    Naturalmente ci tenevo a far sapere che avevo degli
    antenati anch’io, ma non volevo tirarli fuori dalla
    tomba per le orecchie e pareva che non venisse
    mai l’occasione di introdurli in modo che potesse
    apparire casuale.
    Mark Twain

    Da sotto il Rosa guarda a occhi chiusi le nevi
    dalla Valle dei Valdesi, i perseguitati, i semi-sterminati
    e nel 1689 i gloriosamente rimpatriati. Immobile
    guarda svettare gli alberi, anche lei svettava libera,
    figlia scandalo del Moderatore, quattro figli
    fece, un dono per ogni stagione
    dell’anno: il figlio biondo di giugno,
    il bruno figlio d’autunno, la cara
    dicembrina, e infine l’ultima, l’illegittima,
    la nata d’aprile, la scribacchina.

    *

    Preferisco Szymborska II

    Preferisco Szymborska
    preferisco Szymborska in riva al fiume Warta
    che preferisce i Paesi conquistati
    a quelli conquistatori, preferisco i vivi
    preferisco i morti, preferisco i morti caduti
    i loro nomi scritti sul monumento in piazza
    che i figli “su leggi” dicono ai figli e ai figli
    dei figli ma poi un giorno alt
    nessuno in piazza indica più niente a nessuno
    preferisco saperlo che siamo formichine
    che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
    il tempo, preferisco tutto, preferisco tutti
    tutti i fiori dei prati, portarli ai giovani
    caduti, preferisco la parola camposanto
    fare giustizia togliere l’acqua piovana
    ai fiori finti che tanto non la bevono
    e darla a quelli veri che la bevono subito
    che la bevono fino all’ultima goccia
    come bambini con la cannuccia
    preferisco la pioggia, la voce della pioggia
    e quella del mare, preferisco sedermi guardare
    preferisco saperlo che siamo formichine
    che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
    il tempo, preferisco i madrigali, preferisco le ali
    preferisco la parola ridere preferisco la parola
    piangere che in polacco si dicono circa smiac e puakac
    preferisco Szym che “sei bella dico alla vita”
    preferisco Szymborska, preferisco Wisława
    che in polacco si dice Visuava.

    *

    P.S.

    Ma voi poeti su non spingete non litigate
    litigare per fare? Siamo piccole voci
    per un coro grande, voci tutte diverse
    avanti che c’è tempo, che c’è posto
    per tutti (quasi tutti).

    (Poesie tratte da Madre d'inverno. Mondadori)
    [Modificato da cripaf 29/04/2016 09:06]