ho sperperato il bene sommo
e che spesso con un sasso
al collo avrei voluto dire
'Basta'
A me che mi vedo sempre brutto
quasi quasi direi immondo
e ormai all'anagrafe un adulto
che ancora benedettino
coltiva nel suo orto
chimere mascherate da ambizioni
A me stesso imberbe, a me stesso glabro
a me stesso intonso, a me stesso sciapo
A me stesso che pensa sia lo stile
e prova mille acconcianture
A me stesso che in fondo è vile
ed è pieno, pregno di paure
A me cui fa pena chi mi
regala un complimento
perché è solo un moto di bontà
profferito a stento.
A me che ho gli occhi verdi come
il fondo di un'umile bottiglia
come quella della Fiuggi.
A me stesso stronzo che nessuna
donna pare mi si piglia
come quella nata a Fiuggi.
A me stesso idiota che nemmeno
approccia l'altro sesso
A me stesso divo del cinema muto
con una voce d'usignolo
A me stesso che mi trascino
fin dalla prima adolescenza
A me stesso pessimista
A me stesso narcisista
A me stesso leccaculo
A me stesso arrivista
Tu devi morire, devi
lasciare spazio all'Altro
Chiudi gli occhi e
riposa in pace.
Ora tocca a me.