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Come il braccio del natante
quale fu al Colapesce
che s'immerge ed esce
lungo un cerchio immaginario
spinto sponte sua dalla forza
del conterraneo Pitagorico;

Come la nota di basso che
si ripete e risuona sempre
allo stesso identico quarto
lungo un'onda immaginaria
or salendo or scendendo
sui picchi di Fourier;

Così m'inabisso ma riemergo
grazie al ritmo di
musica latinoamericana.
E la mia vita cambia
a passi di danza che
battono sempre sul due:

il mio corpo si scevra di
quel suo marmoreo torpore
e seppure pregno ancora di
rigidità che poco è dire lignea
è pur sempre albero, è vigna.

I miei occhi sempre sono verdi
ma ora non più di bottiglia
ma come quello delle foglie
delle foglie rigogliose
cullate dalla primavera
dalla primavera soleggiata
quando manti d'erba inondando
l'occhio che li individua a chiazze
tra le maggesi in letargo e le
colline rotolanti a fondovalle.

Io non voglio che si faccia
nuovamente autunno nel mio Cuore
giacché dell'inverno intraveder
la fine mi lascia dell'estate
l'odore e il sapore di frutta
come quelli dolci di melone.

E questo voglio:
sentire il pizzicore sulle
labbra di quell'acqua zuccherina
nettare ai mortali dell'arancio cantalupo.
[Modificato da Vertigo.Doc 12/11/2017 04:21]