Le ombre salmastre
di verde incendiate
dell'onde leggere,
ricoprono i contorni
delle tue cali
come seni
le vesti segrete dell'amore.
E di queste ti denuda,
Pellirina,
il presto maestrale
che da Ortigia
percorre il tuo corpo marino
in una fresca carezza.
Così d'un tratto,
nei miei pensieri,
prende immagine mortale
tra il tuo cielo
e le tue acque
un primo bacio,
simili ad adolescenti
che con occhi
azzurri e smeraldi
vengano a sfiorarsi
cancellandone i contorni.
Deve pur sgombrarsi
a tale sensualità
anche la mente infine,
come da nubi
o da torbida marea.
Un femminino sacro
è nel tuo golfo raccolto
in ripide arenarie e lisce,
i fianchi nudi di Diana.
E di quella saggezza
antica mi par di godere,
tra queste rocce di che
si increspa il mare
quali frutti raccolti
in grembo di una dea.
Sconosciuta
in questo teatro
mi pare
oggi quella malinconia
che nel pellegrinare
ad ogni nuova meta,
vibra nel ricordo
del viaggiatore
una vertigine inquieta
e un anonimo addio.
Tra non molto il sole,
calando dietro la costa,
mi spingerà
poco più a nord
verso le dorate vie
dell'isola.
Le luci basse già balenano
sui marmi barocchi
e sui drappelli mondani
dispersi fino ad Aretusa.
La fonte si unisce
al mare
in un abbraccio
che sol si devono gli amanti.
Infinite volte le acque si toccano.
E adesso è addio,
ora è ritrovarsi.
[Modificato da Riccardo Assioli 19/08/2019 15:07]