Avverto molto impegno nel voler conciliare il messaggio e la forma, ma anche una certa fatica imposta dalle rime che non sempre riesci ad armonizzare.
Trovo più convincenti le prime tre strofe; qui invece:
Perché, tu, quiete e pace
Afferrasti la vera vita non che ci serva
e riempisti corpi con odio acre,
rabbia e, il mondo, con sangue e guerra?
Difficile mi vien credere che tutto
Sia una prova a me: a noi;
Non mi capacito nell'afferrare il fulcro
Di quel che tu chiedi, di quel che tu vuoi.
Mai di biasimarti potrei osare
Che tu sia presente nella realtà,
O nella mente di chi osa provare
nei tuoi confronti, fede e lealtà.
nei versi evidenziati mi sembra che qualcosa grammaticalmente non torni, o almeno non mi è chiaro.
Proverei a rivedere qualcosa. Il contenuto lo merita.
Penso che alla fine siamo noi e solo noi a intrecciare i fili fin dove il possibile ce lo permette, non tutto si muove a caso.
E ciò che non possiamo amministrare sta a ricordarci che non siamo onnipotenti, bisogna anche imparare a volare basso come i passeri, non ci sono solo aquile.
Ciao.
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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)