…finita la tempesta
si aprirono le mani…
ne uscirono alfabeti
a combinare suoni
e suoni a completare
aspre parole tronche
musiche a compensare
silenzi disumani
Prima di quella notte
c’erano i giorni dispari
scrostati dai rumori
pareti scalcinate
nei dissennati luoghi
ed orme primitive
rimaste sulla creta…
Fu l’anima di pietra
che al freddo di se stessa
squarciò il silenzio in grido
e il nulla le rispose
Urgeva dare linfa
cercare le sorgenti
prima che si spegnesse
la lampada nel buio…
Come una dea l’aurora
al sommo della cupola
dai drappi liberava
la sfera luminosa:
nasceva un sogno d’alba
tra foglie in filigrana…
chiunque lo ammirasse
apriva le sue mani
R. S.
[Modificato da Versolibero 11/01/2020 16:45]
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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)