26/01/2020 09:31
Re:
Versolibero, 22/01/2020 10.37:

Ciao Franco,
ahhh, la mia smemoria...
Tantissimi auguri per il tuo compleanno anche se in ritardo.


La poesia... argh, commentarla è cosa da addetti ai lavori, aspetto quindi altrui commenti, e se no, il tuo autocommento (come facevamo a volte ai vecchi tempi...)

Ciao.




Ah Ros, commentare è difficilissimo. E’ un lavoro scomparso, non solo dalle mie parti ma da quella della maggior parte dei lettori. Tra scrivere e commentare non c’è accordo e la cosa è lasciata agli specialisti. Bene e male del mondo poetico che vive in una specie di apnea permanente nel mondo attuale, pensando che rifugiarsi in poche righe di bellezza sia un ottimo rimedio ai mali della vita, una specie di vita anfibia tra voglia di cambiare il mondo con l’arma della denuncia senza alcun effetto o quant’altro e voglia di piangersi addosso da cui emergono versi sulle più disparate angosce quotidiane. Ma qual è la filosofia? Quale l’interrogativo cosciente che sta dietro a ciò che si scrive e si pretende che interessi agli altri? quale la poesia capace di stare di fronte ai tempi delle tecnologie senza freno e senza orizzonte?
Questo è il mio problema.
Le mie armi fanno a meno di un io che si racconta in prima persona. Perché aggiungere quello mio ad un’infinità di mani che dalla mattina alla sera vengono agitate e gridano il proprio nome e con esso la propria esperienza? Davvero si può pensare che interessi a qualcuno la vicenda del proprio ego? Non è molto meglio rappresentare l’ interferenza, l’ attraversamento di un magma fatto di cronaca, fantasie, luoghi comuni, oggetti del tutto insignificanti agli occhi dell’ universo politico ed economico. E’ il magma dello scarto, l’immondizia, il secchio in cui rovista il clochard per cavarci qualcosa da mettere sotto i denti o con cui ripararsi dal freddo.
Non è merce e non può competere con niente e dunque non ha prezzo.
Strano come la stessa espressione venga usata per oggetti d’arte, capolavori assoluti come la Gioconda o la Guernica o la Cappella Sistina e perché no? Il grande vetro di Duchamp. In questo senso non c’è alcun significato da comunicare, almeno tra quelli che si potrebbero immaginare degni di una poesia, come l’amore in qualsiasi forma, la nostalgia per qualcosa che non c’è più o la malinconia o l’aspirazione all’infinito e mettersi in rapporto con i valori nobili e universali della solidarietà, della fratellanza, dell’uguaglianza, semplicemente perché non c’è un palcoscenico che possa andare oltre il proprio naso, il proprio sentire. Ci sono solo attraversamenti più o meno rapidi e tortuosi del nichilismo che invece pervade il mondo moderno, corse a sollevare la polvere e deformare la verità già deformata dalla babele di lingue e di idee. Chissà allora che il grande Picasso non sollevi un dubbio intorno a quello che facciamo, aiutandoci, nel ruolo innaturale e mostruoso in cui si trova, a sollevare anche noi un dubbio. Si tratta comunque di scarti, cose che stanno sullo stomaco perchè indigeste e da cui si farebbe bene a starsene alla larga. E chissà allora cosa mai si sceglierà tra un’interpretazione rivoluzionaria del capitalismo che pervade la nostra epoca e un bicchiere di Coca. L’una ci abbandona in un deserto di sabbie mobili che non ammette un orizzonte di fini, l’altro ci stordisce di effervescenza e novità tecnologiche fino a prendersi quel che resta di libero arbitrio.

Das kapital o coca? Marx o Trump?

Ciò che resta è il mistero di queste linee della storia che prendono direzioni contrarie a quella del tempo come reazioni che procedono in senso inverso.
Un luogo poetico che mi affascina, non per il soggetto delle monetine più o meno riconoscibile ma per l’indicazione che ne scaturisce sulla natura dei tempi che ci porta ad arrancare sull’asfalto, come carne senza alcun valore, dentro amati colombi che una vita, uno scopo ce l’hanno.
Un caro saluto e grazie anche da qui per gli auguri.
Franco
[Modificato da cripaf 26/01/2020 09:33]