13/02/2020 09:27
Re:
Versolibero, 12/02/2020 11.38:


No, Franco, non ci siamo. Se fosse bastato un mondo senza soggetti, allora non sarebbe stato creato l'uomo. Un io, un tu, mille io che sono un noi, mille tu che sono un voi, e mille sconosciuti che sono essi.
Di che cosa parliamo altrimenti? Quale è la realtà oggettiva, e come percepirla, se non ci fossero uno, due, dieci, milleiardi di soggetti?
A me invece interessa confrontare in quale modo, comune o singolare, percepisce, ognuno, la realtà ovvero i fatti che gli stanno di fronte, cosa prova X o Y di fronte a un tramonto o all'erosione delle coste, a una spiaggia che scompare o a un fiore che nasce nell'intercapedine di un muro; mi interessa salvaguardare la bellezza, e anche se è impossibile (ma veramente è impossibile?) salvaguardarla fuori, riuscire a salvaguardarla dentro, il che per me è sia un dovere che un piacere, quindi come potrei pensare a una poesia esente dal soggetto?

Ti risponderebbe molto meglio di me, sulla questione dell'io, VIRGINIA FARINA, (vincitrice del concorso su Versante Ripido), che alla domanda postale da Pina Piccolo: "...A questo punto, il tono, anche quando evoca operazioni un po’ cruente come possono essere l’innesto, il parto, l’invecchiamento, possiede una certa pacatezza, quasi l’osservazione scientifica di fatti materiali. Poi scatta l’osservazione che il seme sei tu e ti spetta il peso del futuro, il compito di andare all’altra riva. (presagio del titolo della parte conclusiva dell’opera che si intitola infatti “L’Altra riva”). È vero che a questo punto, con il peso della responsabilità personale assistiamo anche a uno spostamento di tono che diventa quasi più epico, l’io assume una preponderanza maggiore rispetto al distacco dell’osservazione? Nel contesto di certe poetiche contemporanee che predicano l’annullamento della soggettività del poeta, come vedi questo tuo lato epico legato alla responsabilità umana?"

La risposta di Virginia Farina corrisponde esattamente al mio pensiero e al mio modo di fare e intendere la poesia:

V.F.:
"Questo passaggio della raccolta è stato per me un passaggio naturale, di cui solo dopo mi sono interrogata. La mia sensibilità verso il tema della migrazione nasce dal mio essere a mia volta nata dall’altra parte del mare e dal sentire la mia esistenza radicata su due rive. E sebbene queste due rive appartengano a una stessa nazione hanno storie, culture differenti che non possono non incontrarsi e scontrarsi in me. Credo, quindi, che sia la mia condizione di migrante, la mia condizione di fragilità e al tempo stesso di forza a permettermi di riconoscermi nell’altro, a farmi domandare della sua storia, a volte così smisurata. E posso scriverne perché mi riguarda, perché in qualche modo posso arrivare a riconoscere la mia prossimità con l’altro, il nostro essere implicati insieme in una storia che ci coinvolge tutti.
Non credo nell’annullamento della soggettività, nel suo rinnegamento. Non posso essere cosciente della realtà, dell’altro, se non sono cosciente di me, del mio corpo, della mia posizione. Molte vie ci hanno mostrato l’impossibilità di una visione definitivamente oggettiva, dalla fisica quantistica al pensiero femminista che ha fatto della soggettività corpo politico. Sono convinta che sia l’attraversamento della soggettività a permetterci di far fiorire davvero la nostra coscienza fino ad arrivare a qualcosa di più profondo del nostro senso di noi stessi, perché è la comprensione del nostro limite, del nostro stesso funzionamento, a mostrarci, in modo lampante, che non è possibile alcun io senza un tu. Neppure in poesia.
"

(tratto da: www.versanteripido.it/26766-2/ )

Altro che negare l'io. Altrimenti che siamo, dei pezzi di legno?
Dimmi cosa mangi, come dormi, come respiri, cosa sogni, da dove pensi siamo venuti, dove immagini andremo a finire, se pensi che dopo non vi sia più nulla, se invece credi in un mondo ultraterreno, e in che modo dovremo dar conto del nostro vissuto; dimmi se la realtà contingente non sia proprio il prodotto dell'annullamento del soggetto e della soggettività in un prodotto di massa che ci vuole ciechi e sordi, incapaci di esprimere le emozioni, freddi e meccanici, indifferenti al senso del dovere, oppure se non valga tutto il contrario?
Poi nulla vieta che si possa parlare anche della meccanica, della tecnica, di quel "magma fatto di cronaca"; non solo si può, ma anche si deve puntare l'obiettivo anche sui fatti di cronaca, non ho mai detto che l'interesse deve rimanere intorno al proprio ombelico o finire alla punta del proprio naso, tuttavia quanta poesia sui clochard è scorsa nel frattempo?
E dei cari politici, che senza prima risolvere in alcun modo le nostre povertà, aumentano la guerra tra i poveri favorendo INDISCRIMINATAMENTE i flussi migratori per falso buonismo e per specularci sopra, non dobbiamo forse scrivere?
Tu ti rifai a Marx, a me invece basterebbe capire e sapere cosa vuole veramente Salvini, o come intenda risolvere i problemi reali il PD che ha preso il suo posto; e mentre i flussi migratori continuano anzi tornano ad aumentare, una nuova priorità ci terrorizza: cosa ne sarà di noi con il Coronavirus?
Porti aperti o chiusi non è solo un'ideologia, ma una necessità di contrapposte problematicità...

Resta il fatto che l'umanità in ogni epoca ha dovuto cercare di risolvere problemi e di uscirne viva da guerre, povertà e malattie; e durante i secoli la poesia è arrivata fino a noi.
Bisogna averne rispetto, altro che considerarla roba vecchia da buttare alla spazzatura con la presunzione di inventare qualcosa di meglio e di nuovo che invece già domani si rivela scaduto.

Ciao, un abbraccio.







Mi riferivo ai commenti simili a quelli che un tempo faceva il sottoscritto a cominciare da questa testata (e poi continuate altrove) per non ricordare quelle scomparse nel nulla del virtuale ma non nei "nostri" animi, che cercavano di dare un senso alla scrittura poetica. Gli specialisti sono proprio quelli che dici tu. Ce n’è uno per ogni libro che si pubblica e si recensisce.

Per il resto si tratta di questioni aperte su cui nessuno ha la risposta e dunque ti rispondo a versi.

1-Sulla bellezza:

SUL RECETTORE DELLA BELLEZZA

È’ chiaro che poteva conservarlo sano
con scemenze marzo aprile

sarebbe bastato un rametto rosa
il materiale germinato nel carbonio

la chimica ne avrebbe oggettivato
gli odori

interrogato il moscerino sorpreso
a rubare su una corolla non sua

Il candore sarebbe bastato a tenere in piedi
le colonne della simmetria

Sapete cosa ci vuole
per dare vigore ad un asse distrutto?

Gli girano attorno masse, diossina
e le ombre di Piazza Fontana, i Sioux

è dunque impossibile il volo nuziale
imprudente abbandonare i versi sulla circonvallazione

- i critici
tirano per completare tabelle SI\NO-

di tanto in tanto adattare una madre
la nuvola su cui nidifica la rondine

umettarlo sarebbe stato opportuno
…invece ha ceduto di schianto.


2-Sull’ IO:

Quando si tratterà di esistere giungerà un fascio di luce
Un rapido susseguirsi di pallottole sull’olfatto.


3-Sulla denuncia:

Litri e litri di denunce, il cratere dell’Etna versato
nella gola. Scilla a straziare e Cariddi ad ingoiare.

I morti per acqua, foibe, inedia e potere
Vomitati a versi, sballottati dal galleggiamento

Ulisse, chiude le orecchie ai suoi compagni
Prosegue nel calcolo di rotta, indifferente.



4-Sulla tecnologia:

Tuttavia la “Questio” rimane:
nascerà tecnologia da un verso?




Per gli ultimi risvolti su queste questioni, sai dove trovarmi.
Su tutto un grande abbraccio
Ciao Franco