Non posso sapere a cosa pensasse l'autore quando ha scritto questa
poesia, ma so che a me risveglia quelle che sono state le mie
elucubrazioni nel periodo critico della pandemia: oltre le
sofferenze umane rimaneva immutabile l'abisso dei cieli.
Mi dava un senso di immensità e perfino di indistruttibilità
pensare che oltre la terra giravano gli infiniti, e che l'infinito
più infinito di tutti, il tempo, avrebbe dimenticato l'esistenza
degli esseri umani e che le costellazioni avrebbero continuato a
danzare nel silenzio senza confini.
No, non mi sentivo risucchiata ma disincarnata, libera, senza più
drammi, come se fossi diventata un atomo nel vento siderale.
Poi magari l'autore di questa poesia pensava a tutt'altro, ma a
me ha fatto ricordare queste fantasie.
E in ogni caso è stato un bel leggere