29/12/2020 19:44
E poi finisco per versificarla così:



Io non capisco affatto i controllori
che in piedi, sopra i treni a mille all’ora
rimangono pur sempre in equilibrio
senza aggrapparsi mai a una maniglia,
serafici, piantati come pali

io invece, per esempio,
solo al pensiero di poter cadere
mi vedo già per terra:
sarà che ad inciampare basta un nulla:
un piccolo granello, un filo d’erba,
il minimo, sottile dislivello
corrispondente a un’ala di farfalla,
per avvertire il senso di squilibrio,
e al solo immaginare la caduta

cado.

Ho sempre quel timore dell’impatto
tra il duro della terra e il mio pensiero.
Mi dico che non devo aver paura:
in fondo il mio pensare è imperturbabile,
granitico e antisismico,
tenace ma capace a rimbalzare,
refrattario all’idea di vacillare;
e se c’è qualche dubbio che mi assale
e attacca dall’interno la mia roccia
per renderla friabile,
chiedo consiglio al cuore
come bambina che ascolta la nonna
sapendo che così non può sbagliare.

Sarà che pure se battessi i denti
sui sassi, sugli spigoli più duri
io me le tengo strette, le parole
tra lingua e gola,
protette in mezzo al limbo dei pensieri,
aduse a carezzare i desideri
ed a giocare con la tenerezza;
abbracciano una vita parallela;
rafforzano quel timido coraggio
di chi non ha la forza di reagire;
ricuciono talvolta anche gli strappi
col breve filo delle scuciture:
punt’ombra, punto a giorno, chiaroscuri…

Le digito su pagine virtuali
tra scampoli sbiaditi di cultura
e l’ostinata e ferrea convinzione
di estendere il collage all’infinito
accostando con grazia ad una ad una
tutte le sfumature dei colori





R. S.


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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)