Spalletti, con le sue opere minimaliste, tele o sculture spesso monocrome, modula la luce, nelle sue molteplici ottave, circonfondendole di un’aura sacrale, ieratica. Spalletti stende e impasta con pazienza certosina pigmenti in tonalità chiare e delicate di grigi, di celesti, di rosa. La gradazione cromatica sfuma poi sovente nel bianco, un bianco che avvolge lo spettatore in un abbraccio mistico. Egli predilige campiture uniformi, eppure vibranti di quasi impercettibili riverberi per la dispersione di polveri finissime.
Sebbene l’arte di Spalletti sia aniconica – solo in qualche caso il profilo sfumato di un colle o dell’orizzonte s’insinuano nelle sue ascetiche composizioni – essa lascia filtrare la presenza della natura: morbido si intravede l’eco di una nube leggiadra che scorre sulle acque gentili del firmamento, la linea sinuosa della brezza che vellica le foglie, il fresco mormorio di una sorgente.
Il celeste e il blu sono le tinte della realtà spirituale. Sono i colori che più lasciano affiorare immateriali silenzi, sensazioni trasparenti, a guisa di cristalli venati di perdute lontananze.
[Modificato da macrino 14/12/2020 11:22]