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Laboratorio di Poesia scrivere e discutere di poesia

da "incarnato multiplo" (2014)

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    fabella
    Post: 3.274
    27/07/2021 08:15
    questi pezzi sono pubblicati sparsi sul Forum
    qui li ho raggruppati e fanno parte di una raccolta più ampia intitolata "Incarnato Multiplo"











    incarnato singolo (l’ubriacatura)


    (festival di Sanremo)

    e alone di Brunello e camiciola
    e strana la risposta
    è di un gradare, e non gradire
    nel senso alimentare
    ma  che alimenta la condizionale
    di vita e di presenza. di dipartita
    non senza/catena e scatoletta
    di latta e il sofficino da scongelare
    come te che scongeli
    le ali
    e voli dalla parola data, sulla non data
    e verbo se dio vuole –concepimento
    unito all’aria che ti cerchia
    fa da trasmissione, verso i compianti
    -telespettatori
    mentre chiedi il permesso di cantare
    Babilonia, dandoti da fare




































    (la biblioteca)

    solo per somigliarmi attenderò
    complementi
    per arredarmi le labbra di carne rossa
    e cancellarmi, visto che la penombra
    ha cancellato il muro
    con una mano di sostanza
    come di sotterranei
    accavallati nella corsa
    dalla mattanza di una sposa
    verso i petali di rosa
    dalle scale cerchiate d’aloni
    affannati, dalle citazioni
    di un respiro che inspiro
    che è silenzio di una biblioteca
    che sfiora, che accarezza,
    solo col rumore di pelle
    sulla mia pelle
    fotografando, fotografando
    la mano di Dio
    i nostri cento anni e dici
    t’amo, o mi dici – che strazio!
    forse alle periferie, mie
    metafisiche. parametri che inoltrano
    pneumatici sull’orlo della nebbia
    s’affetta, s’affetta
    e non è il particolare al profumo
    d’olio essenziale
    di geranio


























    (il giro in vespa)

    mi pinzi un nastro per le proporzioni
    la gonna riccia come i capelli
    come la rete degli uccelli
    che m’impiglia, stringe la vita
    come una vespa e due aspirine
    per aprirci al freddo di un venerdì
    di Pasqua, che sa di corsa, che sa
    di pancia nuda, sa di mani
    aggrappate, sa d’orecchio
    destro alla tua schiena
    potrei insegnarti
    ad intagliare il gesso
    come in Marocco
    con la sigaretta in mano
    l’occhio flesso
    o disegnare muri
    come i monelli
    in questo emancipato muro della scuola
    o prova a dirlo coi tuoi genitori
    -datemi la parete del salotto
    ci voglio disegnare, quel che mi pare
    forse un serpente in erezione
    evidente
    o un cardinale con una svastica tatuata
    rovesciata





























    (oltre l’ovile)

    e s’accavalla e frulla
    volando la farfalla
    la pecorella balla e conta i letti,
    le spine degli umani
    s’affranca come un francobollo
    la capretta, lasciando il suo odore
    sulla roccia
    mentre la donzella col ferro a vapore
    quante cose, quante cose
    i numeri, le spighe, il cerca persone
    e trasgredisce
    vignette della vita
    mentre stira
    la camicia
    e fossi Fred Astaire sulle rotaie
    nel suo ballar leggero
    ti troverebbe mobile, con i fogli in mano
    che scendi nel cortile
    senza fumare
    allineato prendi
    la posa alla ringhiera
    che scellerata quindi
    non riposa
    sfiorando fioriture in primavera
    la spalla alla ragazza
    e fai l’equilibrista
    il cieco sulla pista
    sgombra
    t’arrovelli
    saltellano sui passi del Vangelo
    le anime di cera
    la fonte ispiratrice resta
    il sonno nella gabbia
    delle tue ciglia




















    (i bagagli)

    ho una versione leopardata della mente
    e mi consente le arie mobili
    le inclinazioni al canto
    anche se muto e mi colora
    dentro le labbra del pensiero
    divento sistematica
    dalla cadenza m’allungo, fuori
    sul quaderno con la penna
    segno la mia confusione
    una materia solita mi porta
    ad una certa confidenza
    titoli in evidenza
    le stoffe da compare per colori
    ed i completi a fiori
    la spiaggia ha da fiorire
    per fare le fotografie
    allo sbocciar d’estate
    coi pastelli
    ruvida, mi sento ruvida
    su carta ruvida
    su nelle onde il cielo nell’incontro
    come un tramonto
    e il numero dei bagagli, il contenuto
    gli abiti svestiti, ancora
    imbastiti
    senza fertilizzante, sono le piante
    da innaffiare, l’oro
    da consegnare, la mente che pensa
    alla crema solare, al repellente
    ad un quaderno di enigmistica
    al trucco, le collane, l’intimo, le aspirine
    da ricordare






















    (il ballo lento)

    il massimo dell’espressione mia
    è l’orlo balsamico, la terapia
    di una gonna aromatica
    il gancetto chiuso stretto sulla schiena
    che m’accarezzi
    mentre balliamo lenti nel corpo
    stanza. vedo il particolare che decolla
    dal coma clinico
    verso una grande bolla
    che rimbalza nel ribollire. ridi
    dei miei bicchieri, delle mie forchette
    in questo angolo personale, vedi
    rincorreremo la follia che resta
    dalla spalle ai piedi, mentre balliamo
    per decimare il vento, le facce scure
    le braccia, conserte nel dolore. e come
    colombina a festa sarò, un nastro azzurro
    sulla vita stretta, i capelli da fermare
    con la cresta
    come non apprezzare


































    (beati o santi)

    non siamo pronti
    al volo in alto, alla stringatura
    che incrocia lo stivale in verticale
    allora il verticale sarà
    un errore. un’abbondanza
    che non si stacca dall’airone
    che arranca sulla pista
    ad un motore, tossicchia con il becco
    rosicchiato, sbattuto
    allo sterrato, sabbiato
    alzato, per grazia ricevuta
    sull’onda, di una spanna
    sembri inzuppato, beato
    a bollicine, nel senso ascensionale
    ed esci a respirare, esplodi
    incontro all’aria, il prato
    che bevi nel bicchiere
    a lato, mi prendi sul tuo palmo
    in giravolta, melodrammatica
    dove compaio acerba ballerina
    da carillon, poco acrobatica
    sintetica, scorbutica
    meglio sentirmi leggere il sudario
    la vita dei santi, facendo
    un passo avanti, per ogni santo
    del calendario

























    [Modificato da fabella 27/07/2021 08:17]



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    pierrot21
    Post: 28
    27/07/2021 13:18
    ma quanto mi piace?
    tanto tanto

    🤗🌼
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    fabella
    Post: 3.274
    28/07/2021 07:03
    Re:
    pierrot21 (lRYY210612), 27/07/2021 13:18:

    ma quanto mi piace?
    tanto tanto

    🤗🌼



    Grazie!!!

    nella mia continua ricerca del linguaggio, questo, per il mio sentire, è stato il momento più interessante. scrivevo in modo battente con e senza penna, sulle arie del "periodo bianco" di Battisti, lasciandomi influenzare dalla libertà con cui il suo paroliere(Pasquale Panella) usa le parole



    "Il bambino è la mia garanzia. E se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato" (McCarthy Cormac)
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    pierrot21
    Post: 29
    29/07/2021 01:40
    si sente la liberazione
    scorrono mai banali permettendo però la condivisione

    Panella lo ricordo anche io ai tempi...e non solo allora

    buonanotte
    ciao