Intervista a ApricotBrandy, a
Maeba Sciutti
Dai tuoi occhi, ho presente l’immagine di te che cingi le tue gambe, traspare femminilità, seduzione e paura.
Quale l’ordine in te di questi tre sentimenti?
Non so quando si incomincia ad avere paura. Quando sei piccola non la riconosci o non la sai nominare poi te la ritrovi posata su una spalla, come un'efelide o una cellula, diventa una parte di te.
Così è una parte di me e tende a voler dominare su tutto il resto.
La femminilità è una delle componenti più eleganti dell'essere una donna, comprende una serie di stereotipi che, pur essendo tali, amo ed indosso.
La seduttività è una conseguenza di queste due caratteristiche. In me nasce, probabilmente, come protezione dal terrore ed è diventata un gesto di difesa automatico: l'ho adottata inconsciamente per sopravvivere.
La seduzione del corpo e la seduzione della scrittura vanno di pari passo in te? e nel caso dovresti amputarne una delle due, quale lasceresti a te?
Io non ho mai trovato la mia scrittura seduttiva quindi direi di no visto che non è una caratteristica che mi riconosco. Ma se è, come penso, un habitus mentale è possibile che altri trovino la mia scrittura seducente visto che è uno specchio e, in parte, un flusso di pensiero non controllato ma lasciato andare liberamente.
Visto che è una difesa non potrei eliminare consciamente la seduzione a meno che non sparisca anche la paura. Magari.
Dei sensi percettivi dovendone selezionare uno solo, sceglieresti il tatto o la vista?
La vista senza alcun dubbio! Probabilmente per la consapevolezza di poter solo percepire senza mai possedere una verità, con il senso di nulla e di disgregazione, anche corpoea, che ne deriva e che ha bisogno di aggrapparsi ad un evento "tangibile" per essere annullato.
L'eccesso di relativismo può arrivare a far considerare relativa anche la propria fisicità in un moto psichico molto destabilizzante che torna spesso in ciò che scrivo:
"..Era candido coprirsi le spalle di uno scialle viola ed immaginare le costole come sporgenze di fiore incantandosi ad inseguire col mignolo la curva morbida del ginocchio e quella sinuosa di un petalo, marmorizzato, su un grappolo di quiete. Allora toccava lingue di linfa e di ossa le parlava solo il respiro.." (estratto da "Lingue di piume", Arpanet Edizioni")
Ecco il lite motive di questa intervista: Il rapportarsi all’altro, crea in te abissi o voli, o solo colline?
Mi sento spesso inadeguata e mi avvicino con circospezione. E' un abisso immaginativo da cui mi aspetto (per un vizio mentale antipatico) il peggio. La realtà è più clemente e spesso trasforma l'abisso in un momento di condivisione, qualche volta di empatia: quando ci si ritrova in un'unione mentale che è l'unico vero antidoto alla solitudine.
Appuntamento al centro del pensiero
Plastificami questo quarto di rosso
disossato
come un naso di pezza
appiccicato al costato
che gioca a rimpiattino
fra quattro pareti di ossa
rincorrendo un angolo che non conosce
- abbraccio in un pensiero unito -
come se, guardando la distesa di trifoglio,
non ti distraessi
parlando di caffè ed impugnature
da tenere decise
e ci ritrovassimo
piccole e precise
coccinelle
imporporate sulla curva di un tulipano.
Da "Lingue di Piume" Arpanet edizioni
Grazie assai,
Maeba.