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Per chi della stoltezza propria ne fa rimpianto

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    cristinakhay
    Post: 76
    13/11/2007 06:30





    Per chi della stoltezza propria ne fa rimpianto
    tra le parole concave e convesse
    avviluppando il sogno, in tal guisa apparente
    che triste vanità cela delusa;

    si fosse un cuore aperto com'anima reclama
    s'innalzerebbe il senno e il dire accorto
    così che di costei il gentil porsi avrebbe
    sincera consistenza e nobiltade.

    Al passo con le lune, coscienza volterebbe
    non solo agli orfani, gli infermi, i vecchi,
    al male altrui che facilmente punge e lacrima
    manifestando compassione e amore:

    ma alla ragion del bene che non ci è appartenuto
    al mantener rispetto, nei binari
    che nulla abbiamo perso che sia mai stato nostro
    e infine ritrovare il cuore in pace.




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    ormedelcaos
    Post: 312
    13/11/2007 08:52



    Tra reminiscenze (vocali) dantesche qui, e nell’altra tua - Anime dannate - tra immagini a guash, abbiamo delle riflessioni sull’animo umano.

    La pesantezza delle anime vili braccate a un palmo da terra dalla riflessione di un’altra anima, ci apre alla scelta di vita tra il volare verso la leggerezza, e quindi verso il cielo, o la dannazione di una trottola che gira sempre su sé stessa senza staccarsi mai da terra, cioè dalla pesantezza del proprio - infinito- io.


    Si alzerebbe il senno accorto al passo con le lune….

    mi ricorda la riflessione kantiana: Il cielo stellato sopra di noi e l’ordine morale dentro di noi….

    Sempre bravissima!


    Ciao



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    SCHIGGIO
    Post: 4
    13/11/2007 11:21
    Tema universale mai fuori tempo.Lo scrivere arcaico e la metrica in doppi settenari alternati a endecasillabi, la rende quasi ironica, a confermarne i veri valori.


    Scrivete quello che volete io mi comporterò di conseguenza