03/12/2007 23:30
IN TUTTA FRETTA PER UN CONCORSO.


(Ottava seguita da un sonetto con scia)

Proprio in limine, all’ultimo momento,
quando avevo già un pezzo bell’e pronto,
per mero scrupolo il regolamento
ho riletto e “Per Dio, son proprio tonto!”,
mi sono detto, avvilito e sgomento.
Di ferrivecchi non si tiene conto;
e obtorto collo devo far buon viso
con queste stanze che ora improvviso.


L’ottava sembra togliere lo spazio
a un testo pertinente e inappuntabile;
ma fortunatamente sono abile,
in questi giochi, e non pagherò dazio.

L’opera sarà più che presentabile,
rispetto a Pontiliano, che fa strazio
del senso e dello stile, giammai sazio
di uno scempio purtroppo inevitabile.

Molto potente infatti è il Nostro inetto:
ha in Italia milioni seguaci,
poeti, come lui, di grande effetto.

Scrivono versi nuovi, aperti, audaci
ma snobbano e deridono il sonetto,
perché di farlo non sono capaci.

In coda ancora baci.
Patria di marinai, poeti e santi,
oggi terra d’emeriti ignoranti”.