Sinceramente, questo genere di composizioni mi disorientano un pò, nel senso che non riesco bene a capire che cosa vogliano dire, dove vogliano andare a parare, raccogliete la vostra polvere: si parla di uno straccio vileda, di qualcosa del genere ?
oppure è riconducibile al senso biblico, tu sei polvere e polvere ritornerai ? e poi perché collocarla dentro un letto dove si scaldano i sogni ?
c'è una bellissima poesia di e. dickinson, che dice, cito a memoria
questa quieta polvere un giorno
furono signore e signori
this quiet dust was
ladies and gentlemen
e sicuramente ci sono errori ma il senso è quello
e ti faccio una domanda: caro amico, non pensi che la poesia, o anche un tentativo di poesia, per essere apprezzata debba anche essere non dico decifrabile, ché non sempre è così, ma almeno fruibile, e cioè che ci sia un soggetto e un oggetto, una certa visibilità dell'argomento, a me sembra che sia preferibile parlare di un gatto, di un tavolo, di un amore finito male, al limite anche della mamma e del babbo, dei fratelli, del sesso, del sole, della pioggia, anche con parole che faticano ad aderire all'argomento, ma che si manifestino in qualcosa di concreto e di meno vago ?
tu come la pensi ?
io capisco che la voglia di esprimersi, di mettere in fila delle parole a volte sia più impellente del rileggere e eventualmente limare e ripulire e organizzare e presentare il testo in una forma accettabile, capisco che a volte è una faccenda fisiologica
e mi spiego brutalmente: non credo che nell'atto poetico ci sia alcunché di divino o di sacro, mi sembra anzi un'attività molto corporale, una necessità impellente come quando ti scappa e non vedi l'ora di infilarti nella accogliente complicità di un bagno, sì, per le parole è uguale, vogliono venir fuori ed è giusto farle uscire, ma un minimo di organizzazione bisogna anche darla, altrimenti chi legge, come me, si trova all'improvviso dentro un rebus, in un labirinto da cui è preferibile districarsi in fretta