04/10/2008 23:21
E' sera, sono stanco.
E' come un fiotto continuo una specie di lunga striscia ininterrotta che mi collega al tempo. Tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac, tic tac.
Potrei continuare fino a che non finisca lo spazio a mia disposizione forse per ore facendo copia e incolla o digitando il mio tempo uno ad uno.
Mi sfaldo, sì, mi accorgo di sfaldarmi, ho mani secche e ruvide e perdo capelli come foglie; stilisticamente non mi accorgo della differenza, ma c'è un senso alla mia stanchezza.
Provo a rifarmi vivo da qualche parte e mi pulsa dentro la storia; quattro cicche per un bicchiere di vino: cambio vantaggioso.
Non ascolto o forse non sento, mi pare fosse sabato che qualuno disse "smetti". Dovrei approfittare della nebbia per sentirmi ancor più solo ed evitare piazze affollate, dovrei tingermi il naso di blu ed occupare spazi liberi nei baracconi di periferia senza rubare la scena ad una luna in condominio.
Per quanto ne so non c'era convinzione nella mia ricerca dell'affanno e se mi fosse stato chiaro avrei portato agrumi e fichi d'india a colazione.
Ma non ho tempo per le compagnie, mi restano solo queste mie mani troppo ruvide e questo tempo che scorre troppo in fretta.