29/05/2009 14:17
D’accordo Daniela, ti racconto tutto, ma dopo vorrei che tu mi dicessi cosa ci vedi o leggi tu in questi due testi e cosa ti fa pensare alla dualità di cuori ed anime e ovviamente le somme che tiri da tutto ciò che ti dirò. [SM=g27987]

Innanzitutto se li leggo ora a distanza di un po’ di tempo, ci ritrovo me e probabilmente questi due testi non sono agli antipodi, anzi. Ci sono tanti altri testi che fanno ribalzare la contraddizione di anche più di due componenti in me.


e raccontiamoci nel giornale
che cambia nome ad ogni piazza
in quell'abbraccio scomodo e
nel non sapore di niente se
tu non sei chiunque, ovunque
per sempre

diciamolo ai tetti, versanti
di incontri incompiuti o ai
folletti, redentori di sogni
Si, anche a quei colombi senza
palma dai, raccontiamo questo
circolo di pelle e rabbia

Questa nasce da un duetto con Al: L’abbraccio. Per me il titolo è stato più che mai esplicativo, indicativo, ho pensato all’abbraccio, al modo dolcissimo in cui ne parlava Seb. Lui utilizzava parole incisive, ma volte ad esprimere un sentimento straripante, ambito.
Io pensavo solo all’abbraccio, all’unione, al racconto di una storia. E’ stato un attimo, credimi, che mi riesce pure difficile motivarti. So solo che probabilmente ho esternato un sentimento molto intimo. Per spiegarmi e spiegarti devo farti necessariamente una premessa, che poi è anche una sorta di spiegazione.
Io non ho un buon rapporto con mio padre. Su 365 giorni, più della metà li passo a litigarci, un quarto a non parlarci, i restanti trascorrono sulla base di una convivenza forzata. Come ben sai, io sono fidanzata da molto tempo, parliamo di più di 6 anni. E non ti nascondo che riverso su lui e ricerco in lui un affetto sincero, che non sia intrecciato di ignoranza e menefreghismo. Leggi l’abbraccio come condizione interiore di delusione e speranza, voglia di dolcezza ed attimi altamente sentimentali, ma anche di durezza esagerata, violenza psicologica, ricordi macchiati di inquietudine.

La mia versione de L’abbraccio si muove nella ricerca di un qualcosa, che non conosco, ma che mi rende insoddisfatta, sempre. Quando apparentemente tutto va bene, io riesco a vederci sempre il marcio. Il mio non sentirmi mai nel posto giusto, al momento giusto. Sono fuori posto soprattutto in me e questo lo trasporto all’esterno su tutto ciò che mi circonda, comprese le persone, sulle quali spesso scarico questa mia rabbia.

L’abbraccio di cui parlo è quello conosciuto, intimo e confortevole, quello inventato, sognato, ambito, quello falso e svenduto, quello riappacificante. L’abbraccio come circolo di pelle e rabbia, ecco le due componenti: materialità e spiritualità, dolcezza e ira, tristezza e sensualità, contraddizione su/vs contraddizione = io!


Come avrai capito la prima si diffonde su note malinconiche, tristi, miste a rabbia su quello che non si è avuto e si vorrebbe, ma soprattutto ciò che si desidera.




[Modificato da Francesca Coppola 29/05/2009 18:54]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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