Uhmmm.. l'ho scritta di getto; non la considero veramente una poesia..direi che è più una filastrocca..però, dopotutto, mi piace =)
L’uomo la guardava
e la fanciulla sorrideva, i denti bianchi,
gli occhi perfetti.
Parlava, l’uomo, e sorrideva,
la fanciulla, i capelli in ordine,
il trucco elegante.
E l’uomo parlava,
parlava e raccontava e
la fanciulla ascoltava in silenzio,
regalando solo un sorriso.
Labbra dipinte, rosso di plastica
-bottiglie di carta-, sorrideva
la fanciulla ignara. Fili di lana biondi,
perle color smeraldo, pittura rosata.
Ah, quant’era bella la fanciulla!
Quanto era piacevole, con lei parlare.
L’uomo continuava, felice che qualcuno
potesse ascoltare.
Pianse. Pianse, l’uomo bambino.
Stridore di storie lontane, mai troppo,
amaro tra le labbra, lacrime di cristallo.
E la fanciulla? La fanciulla sorrideva,
il viso sereno –finta perfezione
per occhi ingenui-.
Beffarda, stolta. Stupida, insensibile!
L’uomo strinse gli occhi, chiuse la mente,
le mani serrò a pugno attorno al corpicino
-latta, latta soltanto-.
E lontano, lontano la fanciulla volò.
Sul ciglio della strada atterrò, stremata,
sconvolta restò.
Un braccio si staccò, rotolò via dal corpo,
stoffa bianca si sparse sulla ghiaia.
La bambola morì; sorrideva.