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Laboratorio di Poesia scrivere e discutere di poesia

Séamus Heaney

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    'Skorpio'
    Post: 27
    00 05/07/2009 14:29
    Séamus Heaney (Castledawson, 13 aprile 1939) è un poeta nordirlandese, Premio Nobel per la Letteratura nel 1995. È il massimo rappresentante contemporaneo del rinascimento poetico irlandese.
    Molto rilievo hanno le vicende legate al problema dell'indipendentismo irlandese.

    POETICA:
    Heaney non ha rinunciato al progetto di cogliere la totalità del reale in forza dello spirito lirico - una speranza che il mondo contemporaneo non nutre da tempo - e lo fa lavorando su minimi elementi. La sua poetica può essere definita della memoria superstite nella misura in cui essa viene riattivata su dei ritrovamenti, siano essi semplici oggetti o reperti archeologici.
    La particolarità che emerge dalla trattazione di questi soggetti è la presenza, nelle liriche più pregnanti, di domande formulate in modo esplicito e rivolte al "noi" del gruppo di appartenenza.
    E' questa tendenza a determinare la forte tensione di Heaney verso le "ragioni" della lotta dei cattolici irlandesi.
    [Modificato da 'Skorpio' 05/07/2009 14:29]
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    'Skorpio'
    Post: 27
    00 05/07/2009 14:33
    San Kevin e il Merlo


    E poi c'era San Kevin e il merlo.
    Il Santo è in ginocchio dentro la sua cella
    a braccia tese ma la cella è stretta

    Così deve sporgere il palmo irrigidito
    come una trave maestra fuori dalla finestra
    affinché il merlo vi si posi
    per deporre e preparare il nido.

    Kevin avverte nel cavo della mano le uova tiepide,
    il pettuccio, la testina dal piumaggio ravviato,
    i piccoli artigli e, scoprendosi legato
    alla rete della vita eterna,

    è mosso a pietà: dovrà continuare a tenere la mano tesa
    come un ramo fuori nella pioggia e nel sole per settimane
    finché la nidiata non uscirà dal guscio per prendere il volo.

    ***

    E siccome l'intera cosa è stata comunque immaginata,
    immagina tu d' essere Kevin. Come ti appare?
    Dimentico di se stesso o in agonia perenne

    dalla nuca fino agli avambracci doloranti?
    Ha le dita indolenzite? Avverte ancora le ginocchia?
    Oppure, il nulla ottenebrato dell'oltretomba

    s' è aperto un varco dentro di lui? Vaga lontano con la mente?
    Solo e riflesso limpidamente nel profondo fiume dell'amore,
    "Lavorare e non cercare ricompensa," questa è la sua preghiera.

    Una preghiera recita il suo corpo interamente
    poiché ha dimenticato se stesso, dimenticato il merlo
    e solo, sulla sponda, ha scordato il nome del fiume.
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    'Skorpio'
    Post: 28
    00 05/07/2009 14:35
    Vangando


    Quatta quatta con il colpo in canna
    Fra medio e pollice sta la penna.

    Sotto la finestra un raspo netto all'internarsi
    Della vanga nel terreno ghiaioso:
    È mio padre che dissoda. Guardo in basso,

    Finché sotto sforzo, a groppa curva
    Sulle aiuole, torna venti anni indietro
    Piegandosi a tempo per i solchi
    Di patate che vangava.

    A posto sul vangile lo scarpone,
    Saldo fulcro del manico il ginocchio,
    Cavava gambi, ficcava a fondo la lucente lama
    Per spargere patate nuove che noi raccattavamo
    Adorandone fresca la durezza nella mano.

    Per Dio, il vecchio ci sapeva fare
    Con la vanga. Come il suo vecchio.

    Mio nonno in una giornata tagliava più torba
    Di chiunque altro nella torbiera di Toner.
    Una volta gli portai il latte in una bottiglia
    Sciattamente turata con la carta.
    Si raddrizzò per bere e subito riprese

    Con cura a fare tacche e fette, spalandosi le zolle
    Dietro le spalle, sempre più a fondo
    A cercare quella buona. Scavando.

    Il freddo afrore di terriccio di patate, risucchio e stacco
    Da torba in guazzo, secco taglio della lama
    Nelle radici vive, mi si risvegliano in testa.
    Ma non ho vanga per seguire uomini come loro.

    Fra medio e pollice
    Quatta quatta sta la penna.
    Sarà la mia vanga.
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    'Skorpio'
    Post: 29
    00 05/07/2009 14:41
    Amanti sulle Aran


    Le onde senza tempo, vetro spezzato, chiaro, filtrante,
    giunsero abbaglianti, fin dentro le rocce,
    giunsero scintillanti, filtranti dalle Americhe

    Per possedere Aran. O fu Aran ad avventarsi
    lanciare le ampie braccia rocciose attorno ad un frangente
    che cedette abbassandosi, con un soffice urto?

    Fu il mare a definire la terra o la terra il mare?
    Ognuno trasse nuovo significato dalla collisione delle onde.
    Il mare si infranse sulla terra fino a sua completa identità.




    [Modificato da 'Skorpio' 05/07/2009 14:45]
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    'Skorpio'
    Post: 42
    00 05/07/2009 15:52
    Poscritto


    E qualche volta trovate il tempo di andare in auto
    ad ovest
    in County Clare, lungo la Flaggy Shore,
    a settembre o ottobre, quando il vento
    e la luce si azzuffano così che da un parte
    l’oceano è pazzo di schiuma
    e bagliori, e all’interno fra le pietre
    la superficie di un lago color ardesia è illuminata
    dal lampo terrestre di uno stormo di cigni,
    le piume scompigliate e soffiate, bianco su bianco,
    le teste adulte dall’aria ostinata
    sommerse o affioranti o indaffarate sottacqua.
    Inutile pensare di posteggiare e cogliere la scena
    più completamennte. Non sei né qua né la,
    una fretta per cui passano cose note e ignote
    mentre forti morbide folate prendono l’auto di sbieco
    e sorprendono il cuore sovrappensiero e lo aprono
    d’un soffio.