00 02/12/2009 00:07
L'editoriale italiano
di Mario Cardinali

Senza peli sulla lingua


Di padroni e di galere





Mi capitava a volte – nel guardare tutti quei príncipi della Chiesa a concilio nei loro paramenti ridondanti di sete e d’ori, in quei loro frequenti lucidi grassi visi di ben pasciuti soddisfatti mangiatori – mi capitava di chiedermi se ci credevano davvero. Se ci credevano davvero, cioè, in una Chiesa di bontà e di misericordia, in un Gesù che ama gli ultimi e i pezzenti.

E se insomma tutto quell’apparato di sconfinate salmodianti gerarchie di clero in pompa così magna non fosse più che altro l’esibizione d’un ostentatissimo potere di regnanti e di corti annesse, a dominio e stupefazione di chi il potere tanto più lo subisce e tanto più ci crede. E tanto più in nome di mistiche dottrine.

A volte me lo chiedevo, e me lo chiedo ancora. Come pure a volte mi chiedevo se ci credessero davvero, nella “divinità” del loro ricchissimo padrone, tutti i suoi uomini e donne da lui piazzati a fargli devoto ossequio ed obbedienza cieca nei più vari posti di potere dello Stato, dai Comuni alle Province alle Regioni al Parlamento e infine nel Governo, come pure sugli scranni più rappresentativi del Partito. Il Partito appunto del padrone, da lui creato in un batter di ciglia e di miliardi a rappresentare i suoi enormi interessi d’azienda e di finanza, a ufficializzarne il connubio col potere politico in diretta. Un padrone “eletto dal popolo” a farseli suoi, governo e parlamento.

Mi chiedevo se quegli uomini e quelle donne davvero ci credessero che un siffatto loro padrone sia colui che ha ridato moralità all’Italia, come ha gridato in televisione il Bondi magicamente assurto a luminoso rango di ministro d’un governo di destra partendo dall’oscura poltroncina di sindaco comunista d’un paesino della Lunigiana. E se davvero ci credessero che il padrone possa fare tutto ciò che vuole, come sempre in televisione ha affermato in commosso brillar d’occhi e in tumido socchiudere di labbra la Carfagna, magicamente assurta anche lei a ministra dai palcoscenici di miss e di modella per calendari nudi.

E mi chiedevo se tutto il vasto parco di uomini e di donne mandati dal padrone in Parlamento a sua devotissima obbedienza credesse davvero che tutte le iniziative per sottrarlo tra l’altro alle generali esigenze di giustizia – comunemente definite leggi ad personam – siano invece prese nell’interesse generale di tutti i cittadini, come imperturbabili sostenevano e continuano a sostenere gl’indefessi Ghedini, Gasparri, Cicchitto, Bonaiuti, Lupi, Capezzone e via e via e via.

Ed erano talmente offensive della più ovvia evidenza le loro grottesche affermazioni, era così pregnante la loro faccia di bronzo nel negare urlanti il loro far tappeto al volere del capo, che mi chiedevo come davvero facessero a mostrarsi così fermi in quelle posizioni.

Ma mentre per i rutilanti prìncipi del Signore in cielo mi capita di chiedermelo ancora se davvero ci credono nella Chiesa dei poveri e degli ultimi, per i genuflessi uomini del Signore in terra non me lo chiedo più.

Perché ci credono davvero. Perché non ci può essere solo il potere del denaro a sostenerli nel loro argomentare, ci dev’essere anche il potere dell’autoconvinzione. A forza di dire ciò che dicono, si sono convinti che davvero dev’essere così.

Altrimenti si sentirebbero soltanto dei dipendenti pagati o premiati per dire sempre e comunque sissignore.



****

Ci stiamo a massacrare a indignatissime parole su scandali di escort e di trans, e intanto per i morti massacrati nelle patrie galere non s’indigna quasi più nessuno. Salvo un po’ d’occasionale polverone per il caso più recente del Cucchi, e quasi con più scandalo per le frasi d’odio sul Cucchi e sui drogati sibilate dal ministro Giovanardi, che per l’orrore della pratica di botte anche mortali nelle celle.

E sono molti i casi che adesso sono rivenuti a galla, recuperati dall’attenzione mediatica a fini anche di conveniente scoop, come fra gli altri il caso del livornese Marcello Lonzi morto anche lui in galera nel 2003 coi segni evidenti d’un violentissimo pestaggio ma subito repertato come morto naturale. E buona sorte che un altro giudice abbia infine riaperto il fascicolo per le annose motivate insistenze della madre di Marcello.

Qualcuno ha detto che la civiltà d’un popolo si misura dalle sue carceri. Avrebbe dovuto dire l’inciviltà. Che non è solo quella di chi nelle galere opera al di fuori della legge e dell’umanità, ma anche di tanto altro mondo che fuori dalla legge e dall’umanità ci lavora intorno. Dagli operatori sanitari che chiudono gli occhi, fino ai giudici che chiudono i fascicoli. Passando per i mezzi d’informazione che chiudono le pagine alle inchieste troppo scomode e che potrebbero far pensare troppo, aprendole invece alle puttanate che il cervello lo devono svagare. Come tanta gente chiede.


Mario Cardinali




www.vernacoliere.com/edicola/index.php



vanni