07/11/2020 11:20
Due forze si contrappongono in noi, éros e thànatos: la prima ci sprona a vivere, a godere, anzi a cercare, ahinoi, quasi sempre invano, le sorgenti del piacere; l’altra ci spinge verso l’autodistruzione, una volta compresa l’inanità di ogni sforzo e che ogni desiderio appagato – quando per miracolo ciò succede – langue nell’estenuazione e nel disincanto.

Se prevale éros, ecco che l’individuo è dominato dalle passioni, fiamme che, anziché donare luce e calore, inceneriscono i precordi; qualora, invece, sia soverchiante thànatos, ci si iberna nel rifiuto della vita fino al suicidio.

Se éros e thànatos sono in equilibrio, l’uomo si paralizza nell’inerzia. Comunque entrambe le forze scaturiscono da un’unica fonte, l’energia vitale-mortale: infatti che cos’è éros, se non smania di possesso che, mentre avviluppa l’oggetto del desiderio, lo soffoca? Che cos’è thànatos, se non un impulso così intenso a dominare l’essere da disintegrarlo, dopo averne sentito la deludente insufficienza? Si uccide sempre chi si odia, si uccide chi si ama.
Io sono Nessuno.