Che potenza!
Al primo impatto riesco a dire solo questo.
A una seconda lettura noto la dolcezza del dolore nei primi quattro versi, interrotta da una rabbia feroce nel quinto verso (squartavo, macellando). Verbi che risultano ancora più "feroci" (per l'inaccettabile perdita) se accostati alla soavità del "cashmirino preferito".
Forse una Francesca futura potrebbe sostituire la veemenza dei due verbi con un simbolo altrettanto potente ma meno materico. Ma va bene anche così.
Il lettore estraneo alla tua biografia, estraneo al tuo diario personale, non può capire che si tratta di immedesimazione e condivisione rispetto a una persona a cui sei talmente vicina da identificarti nel suo dolore. Un'amica, un compagno, una compagna di scuola, una cugina: chiunque sia ad aver perso sua madre, tu sai leggere perfettamente quello che prova e farlo tuo.
E farlo in cinque versi, denota abilità. Non solo abilità poetica ma umana capacità di com_patire.
Il suggerimento di Daniela è giusto, anche grammaticalmente. Infatti, togliendo la congiunzione, il verbo al singolare è sottinteso per entrambi i soggetti (Mi immobilizzava la neve
,/ mi immobilizzava/ la secolare paura di non rivederti). Altrimenti il doppio soggetto richiederebbe il verbo al plurale (la neve e la secolare paura___mi immobilizzavano).
Forse (forse) per rendere ancora meglio una totale immedesimazione
e condivisione, avrei continuato con il secondo verbo alla prima persona plurale (non riuscimmo /
ci immobilizzava)
Giusto un'idea:
Seppellita col tuo cashmirino preferito.
Era Natale ma non riuscimmo a mettere
il vischio. Ci immobilizzava la neve
la secolare paura di non rivederti.
Allora squarciavo i pensieri graffiando quelli in cui eri morta. Oggi lo faccio ancora.
Ciao poetessa👍
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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)