Sono ferma a Napoli,
alle tempeste annunciate dal settentrione
alle balene gentili che la presenziano
alla panchina rossa in ricordo o in omaggio
Sono ferma allo jamm jà di un ducato bianco, al cliché incorniciato, carta nel golfo,
al suo richiamo per i tutti i Lucifero
che ha reincarnato
Impantanata nel cielo fetido di un rogo
scugnizzo amaro quel sorriso
trippa al porto, petrolio troppo caro
Sono incatenata alla sua immobilità
perché se l'arco borbonico mollo crolla
e poi su qualcosa di più antico riemerge
Napoli dalla stretta vita, déjà vu di ciechi
anima nera con le sue mani da portare addosso
13 marzo di un anno fa.