Una Regina

Una Regina

Lei era come una regina di un
capolavoro di Hollywood.

Fredda, molto bella, ma
spaventosa, come un susurro

di vento, nei campi della campagna,
mezzanotte, le stelle l’unico luce.

“Che cosa vorrebbe?” le ho chiesto.

“La tua bottega,” mi ha risposto.
“I tuoi soldi. Il tuo universo.”

“Mi scusi?”

“Non ti ricordi? Allora ti aiuto.
Ci siamo conosciuti l’altra settimana.

Abbiamo danzato, ascoltato la musica,
risi e sorrisi. E poi, ti ho seguito

al tuo apartamento.

Abbiamo fatto l’amore,
sì. E adesso. Adesso, lo so.

Il tuo secreto.

Ne ho visto il fotografo.
Hai una figlia, una figlia secreta.”

Potevo solo guardarla, stupito.

Sì, era vero che, nella mia vita,
le donne mi piacevano, e io le piacevo.

Tanto che era possibile che
ci siamo conosciuti,

e me ne sono dimenticato,
se dico la verità.

Ma una figlia, secreta?

Era pazzesco!
E lei era pazza.

“Senti,” ho cominciato, ma...

“Dammi tutti i tuoi soldi,
e sposami!”

E ha riso. E riso. E riso.

*

Alla fine, ho dovuto chiamare
la polizia per farla andare via.

Non mi è piaciuto,
ma non sarebbe uscita altrimente.

E poi, ho sospirato,
e dato un’occhiata

al mondo fuori
della mia bottega.

Una figlia?
Meno male!

Certo, ho avuto
una figlia.

Anche se quella pazza
non lo sapeva.

Sicuramente no.
Come lo avrebbe potuto sapere?

Perchè, anche se non era
nessun secreto,

Elisa non viveva piú.

Dopo la morte
della sua madre,

a causa del cancro,

ha cominciato a bere troppo.
Ogni nottata. Ogni giorno.

E, una notte, era così ubriaca
che non ha visto quel taxi.

E basta.
Avrei dovuto fare piú.

Ma no.
Non l’ho fatto.

D’allora innanzi,
io ho conosciuto

donna, dopo donna,
dopo donna.

E adesso, ovviamente,
una di queste ha capitato

di essere pazza, e dire
le cose che non dovrebbe dire.

Dunque, perché non
sentivo la rabbia?

Perché solo volevo
stare la, nella mia bottega vuota,

e non piangere?