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Iole Toini

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2015 09:35
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17/12/2015 09:44
 
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Il vecchio

Le gambe secche dondolavano dalle sbarre,
i ferri gli segavano le cosce scheletrite.
Il vecchio premeva i polsi sulle coperte; remava la sua onda,
cercava l’equilibrio rimasto sotto le lenzuola dove poco prima
era disteso, gli occhi al soffitto.
Muoveva i piedi avanti e indietro, spostandosi piano lungo le aste.
Era uno scoiattolo che stava per saltare dall’albero.

Ho pensato ora cade.
Volevo andargli vicino.
Ero un niente che gli soffiava contro.
Chiamo l’infermiere, ha detto il ragazzo di fianco al suo letto.
Lui ha cominciato a balbettare qualcosa.
Forse pensava a suo figlio, alle mucche, al formaggio
da cagliare, alla pipa lasciata sulla credenza.
Gli ho toccato il braccio.
Forse non mi ha sentito.
L’ho tenuto come si tiene la paura in fondo alla gola.
Era di vetro mentre si lanciava verso la terra.
Con una mano si è aggrappato al comodino,
con l’altra frugava l’aria come cercasse
sul fondo di un cassetto.
Il pannolone gli penzolava dalle cosce.
Le gambe molli, senza carne, uscivano dalla plastica come aringhe.
E’ entrato l’infermiere. Lo ha preso per un braccio.
Cosa-fa-in-piedi-Franca-vieni-a-aiutarmi-questo-è-sceso-dal-letto.]
Plof, lo hanno sollevato, disteso bello diritto, plof, richiuso dentro.
Quando-viene-tuo-figlio-ti-porta-a-fare-un-giretto.
Franca gli ha tirato il lenzuolo fino sotto al mento.
Lui stava zitto, guardava il punto che c’era dopo il soffitto.
La settimana seguente il letto era vuoto.
Forse era tornato a casa.

La poesia di Iole è in poche scene brevissime, quanto basta per entrarci dentro lei e noi. Si, perché si ha questa precisa sensazione: di stare lì e vedere questo signore di vetro dapprima agitarsi nel letto a cercare l’equilibrio e quindi gettarsi verso terra come uno scoiattolo. C’è l’impeto del piccolo animale ferito mortalmente che intravede il punto oltre il soffitto come la sua casa, la ribellione contro chi (l’età, la malattia)lo costringe suo malgrado a letto come in un sepolcro. Sepolto sotto le lenzuola c’è un individuo vivo, non quella cosa che l’ infermiere chiama “questo” e che Franca richiude così efficacemente.
Persona fino in fondo, anche con il pannolone che gli penzola dalle cosce e le gambe diventate due aringhe secche. E’ questo credo che l’autrice abbia avvertito: d’essere un niente contro questa forza sconosciuta(lo stesso niente che comunica a noi o almeno a me)e immensa che tiene testa all’ avversità e le si rivolta contro e che chiamiamo vita. Lo stesso iato di tempo tra quando il fatto accade e la volta che non c'è più è colmo di questo slancio inarrestabile e positivo.

grazie franco
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