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L'amico DaDa

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2016 19:07
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02/02/2016 11:13
 
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Non capivo.
Aveva l’occhio di De Chirico il basco di Guevara
Mi parlava di Duchamp, era critico nei confronti dei compagni
Proprio lui che m’iniziò a Marx

“La dialettica è la molla della storia
Capitale, lavoro e Majakowskji.
Non sapevo proprio niente del DaDa”

Una sera che gli parlai di Gibbs
Di come vedevo la dialettica, l’entropia nell’avvenire
Se ne uscì elogiando l’intelligenza

Non capiva.
Mi disse: non bisogna tenersi fuori dalla cultura.
Metti le mani dentro, impastala come fosse pane.

Poi ciascuno per la sua strada. Lui divenne grande io soltanto uno.
La politica- era importante a quei tempi la politica-ci divise.
Onde avverse contro lo stesso scoglio.

Lui è rimasto grande, suona il sassofono
Chissà se si ricorda di Duchamp
Dei lunghi viali alla stazione,
le scritte sopra i muri, la Cina popolare.

Io, soltanto adesso capisco il DaDa

quaranta da quei tempi per dare peso al niente

fintipa2
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Post: 505
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10/02/2016 19:07
 
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Come Franco ben sa (perché ne abbiamo parlato a voce) questa poesia mi ha un po' intimidita leggendo i versi iniziali
e potevo ben fare il verso a "Non sapevo proprio niente del "DaDa"
Fatto sta che io non pensavo al dadaismo, ma piuttosto a un soprannome dato a questo amico per chissà quale motivo; poi però mi son detta: ma sta' a vedere che è uno famoso per chissà cosa, andiamo a vedere... ed ecco www.google.it/search?q=DaDa&ie=utf-8&oe=utf-8&gws_rd=cr&ei=e3K7VvevN8j5...
[SM=g2829698]

Svelato il mistero, sono entrata nella poesia come una bambina di cinque anni entra in una stanza dove l'amico grande sta parlando con il suo amico grande pure lui: le sembrano due professori, due studiosi, due topi di biblioteca, allora la bambina si nasconde in un angolo e li ascolta, infatti alcune frasi la incuriosirono, tipo:
"La dialettica è la molla della storia"
e
"Una sera che gli parlai di Gibbs
Di come vedevo la dialettica, l’entropia nell’avvenire
"

insomma, alla bambina di cinque anni parve di trovarsi in uno studio e si chiedeva: ma cosa ha a che fare tutta questa scienza con la poesia?

Anche lei non capiva.

Verò è che poi sentì una frase che la colpì:

"Mi disse: non bisogna tenersi fuori dalla cultura.
Metti le mani dentro, impastala come fosse pane
."

Questa frase le sembrava tangibile, plastica, grandiosa come l'immagine dell'impasto che si fa pane, grandiosa come un'arte, e le venne in mente anche la frase: "impara l'arte e mettila da parte" che non c'entrava niente però è la poesia che evoca, spazia, va dove la porta il cuore, poi si mise a pensare cosa sarà mai la cultura? Per esempio quelli che studiano sono necessariamente migliori di coloro che ignorano? O ci può essere anche una cultura trasmessa con l'esempio da una buona famiglia e una buona società?
E ancora: la cultura può salvarci dalle guerre o dalla povertà?

Domande, domande...
Ora la bambina stava con l'orecchio teso al loro discorrere, ma trova che dopo questo interessante dialogo è passato del tempo, e poi

"Poi ciascuno per la sua strada".

Quando si prendono strade diverse, dove si va a finire? Si perde quello che resta indietro? Oppure si viaggia con una valigia piena di (indispensabile) memoria? E poi, magari ci si ritrova?

"Lui divenne grande io soltanto uno".

Ah, come dire che lui divenne "tanti"?

"La politica- era importante a quei tempi la politica-ci divise.
Onde avverse contro lo stesso scoglio
".

Ecco, pensate a questo verso: "onde avverse contro lo stesso scoglio".
Niente di più vero.

Poi arriva il rammarico, la nostalgia, il rimpianto, i chissà se lui ricorda, chissà se ricorda ancora.

Ma forse non è meno importante che sia uno solo a ricordare ancora.

Con quale conclusione, però?

Resta un senso di distacco, di divisione, di grandezze diverse o di occasioni mancate, perfino di nullità, negli ultimi versi di questa poesia:

"Lui è rimasto grande, suona il sassofono
Chissà se si ricorda di Duchamp
Dei lunghi viali alla stazione,
le scritte sopra i muri, la Cina popolare.

Io, soltanto adesso capisco il DaDa

quaranta da quei tempi per dare peso al niente
"




...Che bella però [SM=g8335]


______________________________________________________________________________
"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)
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