ve lo immaginate
io che faccio mosse da poeta
nauseato di ogni millesimo secondo
barba incolta, muso lungo
mani in basso da scongiuro
a farsi due bicchieri di troppo
cantando mezza luna
come se la sapesse
verità scombinate in fretta
nell’alito pregno di tabacco
passeggiando al barcollo
che non avrebbe alcuna ragione
il vivere, e i prati
si staccano giù da sotto
al massimo sono uno
che suda di spalle a star fermo
se troppo umido intorno
mi compete il fatto che non si dorme
è un grido il temporale, alle volte
un corvo esausto
e non si chiude occhio
il pianto dirotto è del vicino
gatto a rifarsi le unghie
sul divano in pelle
è luce rumorosa tra le persiane
più che altri
un sonnambulo antico
che si veste di lenzuola
ve lo immaginate
io che mi prendo serio
alba e tramonto
negando effimeri sorrisi
la maniera delle braccia
allenate d’amore e argento
ve lo immaginate
io che mi siedo poeta
più che altro non si dorme
a mantenerci svegli
le nostre due risate
un mare pastoso di oro nero
incollato ai primi luminari
sal@