scritta con un
mix di
elettronica
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arance sbucciate nei treni
emanazioni meticce
sprazzi di sinestesia,
con quell'odore di abbandono
disimparo il suono di una risata
ma ne intravedo il sapore
baratterei connotazioni rare
per sapere quanto manca
alla fermata di quel posto
solo per me
-nel finto comfort
di questo iniquo parallelepipedo
siedo irrequieto ma composto
appena fuori dal mio monouovo
figure sfumate sottragono
refurtive intrinseche
la mancanza riempie gli occhi di tutti
come il lutto di un dio
profondità divorata quasi mi contagia e
trafuga matrici di destinazione-
periodico chiede il biglietto,
non arrivare mai