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15/04/2016 16:52 | |
adesso ci potrà unire
solo il buio
che t’ha rapito
in fondo alla vita
e la morte
sarà amica
eravamo giovani in caserma
confusi da matricole
io e te
compagno di camerata
fucile in spalla
e disoccupato
adesso le stelle ti faranno corona lassù
dove il tempo s’è fermato
forse stanco di secoli e di storia
in affanno di genti e guerre e falsi dei
dove sei
e continuo a cercarti negli spazi della mente
all’angolo d’un ricordo
cieco di rabbia
ti chiamo
poi stanco in mezzo alle ombre della notte
urlo la mia disperazione
perché la vecchiaia è partire
lasciarsi uno ad uno
partiremo
lanciando alla nostra donna
a quei figli così cari
l’ultimo respiro
il fremito o il sussulto
un rantolo
quelle mani strette d’addio
e gli occhi
fissi nello sguardo rapito
partiremo
all’improvviso
ma c’è chi ha atteso la tradotta
d’una dura malattia
un male oscuro
che non si dice
e partirò anch’io
quella notte che mi dirà
sussurrando il vento
lo capirò a volo
che sarà il momento
e le ali
stringendo a letto
passeremo atomi nel firmamento
e quel dio
come la poesia
d’un mistero
ci faranno sull’uscio
compagnia
( compagno Ercole , presente!)
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15/04/2016 16:53 | |
che tristezza scrivere
ma viverla uscendo
è dura
troppo
sì |
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18/04/2016 13:20 | |
Quanto è forte questo urlo, senza fronzoli ma con tanta rabbia
urlo la mia disperazione
perché la vecchiaia è partire
lasciarsi uno ad uno
Ciao vir. è sempre un bel leggere le tue poesie.
Pino |
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