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Ultimo Aggiornamento: 02/03/2017 14:53
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02/03/2017 13:22
 
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Devo recensire un giovane poeta per Bibbia D'asfalto. Non nego mi aspettassi, datala biografia, una poesia più feroce in qualche modo, invece ecco qui, che ne pensate?
Mattia Tarantino è nato a Napoli, a secolo già iniziato.
Dirige il blog “Alka-Seltzer – La disobbedienza è la blasfemia dei servi”; fa parte del collettivo artistico “Nucleo Negazioni”.
È presente in diverse riviste e pubblicazioni, cartacee e digitali.
Si è sempre schierato dalla parte del torto, preferendo, da subito, Capitan Uncino a Peter Pan ed Ettore ad Achille.
Ora vive nella terra dei fuochi, e si affretta a pubblicare le sue poesie prima che divengano postume e, quindi, famose.






QUALCHE POESIA SULLE CITTÁ



VENTOTENE


So la prossimità a capofitto
degli oleandri sulle baie,
e il volo basso del gabbiano
a benedire con l'alba i pescherecci.

Ecco Ventotene in luce sparsa
e sconosciuta tra le acque:

ogni pace qui fa nido nei giardini,
dove solo potrai chiedermi da quando
la misura della notte è in altri fiori;

ogni pace qui obbedisce ai movimenti
della creta incespicante sulla costa,
che dà nome alle ragioni, e conferisce
forse l’ultima quiete alla scrittura.

ORVIETO VISTA DA PIETRA CAMPANA
A Federica

I
 
Trarre luce affine e circondante
al limite d’ulivi e risalire
lo sguardo al colle dove immobile
d’altre distanze viene e giace.
 
Trattenere, soltanto contemplare,
la vista delle erbe tra le rocce
muoversi facendosi smeralde
e cadendo sprofondare nell’immenso
 
(della verde piana circostante
e delle luci ferme ad aspettare) 
 

II
 

L’inabissandosi dell’iride attraverso
la piana in risalita al poi del limite
argenteo degli ulivi prossimi e le foglie.
 
Questi frutti che vediamo custodire
la brezza, spostando verso il colle
il primo sole dopo l’alba e nuove luci
d’avvicinabili distanze e sfumature





III
 

Celandosi, la roccia in risalita
afferra l’alba e tenta, poi calante
il canto allegro tra gli ulivi degli uccelli.
 
Non si placano le luci tutt’attorno
alla pietra nuda in precipizio d’alte fronde,
che smagliante dice agli astri meraviglia
e il tempo tiene, custodendone il mistero.



BOLOGNA


L’insostenibile assentarsi che trattiene
questo passo e qui lo compie, tu dimori
e disappari mendicando tempo e luce.

Dove il tufo tocca illune le parole
e queste mura non risolvono l’eterno
né il bearsi repentino che lo manca,

assolviamo le terzine nella creta.
Qui l’alveolo d’incorporei desideri
disimpara la memoria e il tratto tuo

di bianca e luce nuda, quell’altissimo
assonare decrescente. Un allegretto
gocciolare dello sguardo sulla rossa:

è Bologna che mi parla, ed il celato
vivacchiare della strofa fa mistero.




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"ogni giorno rubo un pezzo di spiaggia al mare e ogni giorno il mare se la riprende"
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