Sono confusa sulle preferenze espresse nei commenti riguardo alla prima o seconda versione: s'intende in termini di posizione della pubblicazione o di data?
Premesso che mi piacciono entrambe le versioni, personalmente a quella originaria preferisco la revisione, più snella, più elegante come musicalità e scorrevolezza di lettura.
A prescindere, le poesie che parlano del freddo, della neve, mi piacciono, soprattutto se tradotte in "urlo liquido" che invade, penetra, sommerge, s'insinua nel corpo e nell'anima.
Tutto ciò mette alla prova le proprie e altrui fragilità e vulnerabilità, ma la risposta non può che essere la ricerca di un calore buono, di un'intimità, di condivisione, appoggio/generosità, insomma di comunione di animi e rafforzamento.
Così l'ho letta. Molto bella a mio avviso.
A parte la preferenza per la stesura attuale, anch'io riprenderei qualcosa da quella originaria.
Ti propongo un'elaborazione delle due solo come spunto (ora il lavoro mi chiama e quindi non sto a spiegare perché l'ho sentita così alla mia lettura) ma resta indiscutibile la validità della tua a verso breve.
qui sprofonda
l’urlo liquido della neve.
scende e sale
nelle gole aperte
ai primi fiocchi.
sulla carne il bianco acceca.
si china sui capelli
li tinge d'anni
e scompare.
l'aria preme al viso
le mani pulsano
una dentro l’altra
rosse si stringono.
gli alberi sono scheletri
attorno alla tua casa.
secchi i rami
come il timbro della voce
colano a scaglie
il bianco sulla schiena
su porte fredde
finestre fredde
sulla terra infeconda.
cerco un segno
un'impronta
un nido di vita
e spargo sale
perché l’inverno
non ci buchi
nelle ossa
Ciao a te e a tutti voi, a presto!
[Modificato da Versolibero 10/10/2017 09:36]
______________________________________________________________________________
"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)