Premettendo che mi piace molto, il tema, la struttura, l'inquietudine che la pervade, l'unica cosa probabilmente che mi sento di consigliare è l'eliminazione di qualche possessivo che ho ingrassettato, assieme alla ripetizione del verbo aprire e qualche "in me" che mi pare inceppi la lettura. Come dicevo qualche punto di vista, magari ti può aiutare nella continua rivisitazione delle proprie opere. Un caro saluto
Molte cose ho da farmi perdonare
Le orde di Unni che mi percorrono, Attila
nobile e crudele. Tutta la distruzione del Terzo Reich
nemmeno uno dei cittadini a piazzale Loreto
Molte cose ancora si rincorrono nei
miei nervi
il bivacco è un momento che l’ira trabocca
ci sono soldati dappertutto e si fanno violenze
Chi le conta? Chi le punisce?
È bottino
orda
branco
rintocco di nulla potente
Uomini smarriti rimpiangono di essere nati
Che tempi sono?
C’è in me una frattura, incolmabile è il cratere che si apre sotto i piedi
un difetto nello spaziotempo
mi apre un universo di vendetta
non credevo, Signore!
non credevo di trovarmi nel mezzo di una bestemmia
Che dire? Che fare?
La vendetta!
Sto semplicemente riflettendo sulla nebbia che
mi avvolge
e
mi gira attorno e
mi riporta allo stesso punto, senza soluzione
desideroso solamente di distruggere
Sono un uomo del ventunesimo secolo
un chip forse è più controllabile dei
miei nervi
o anche loro si strazieranno e ricorderanno quando si era metalli
nelle visceri della terra e nobiltà percorreva le vene
Si è stabilito che i numeri sostituiscano la barbarie del fuoco
e la
mia Tebe non prende assassini a bordo
prima di salire l’enigma: cos’è un uomo?
Occorre ripercorrere la strada, tre zampe, due zampe, quattro zampe
Ovvio che nessuno sa rispondere nemmeno Edipo, questa volta.
"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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