Un poeta morto si ricorda perché è vivo sempre, leggo.
No, rispondo.
C’è un’enorme contraddizione tra la vita e il suo ricordo.
Per essere vivi bisogna torcere gli occhi, la bocca
Talvolta ridere.
Colpita tantissimo da questi versi.
In effetti conosciamo la nostra dimensione terrena e non altro. Se c'è "altro" possiamo immaginarlo, sperarlo, ma è del qui ed ora che abbiamo cognizione e certezza. Ha il potere, la nostra memoria, di riempire l'incognita del "dopo" di un ricordo che non sia sfocato?
Ascoltando Fiorella Mannoia:
(...)
In questa piccola parentesi infinita
quante volte ho chiesto scusa e quante
no.
È una corsa che decide la sua meta
quanti ricordi che si lasciano per
strada
Quante volte ho rovesciato la clessidra
Questo tempo non è sabbia ma è la vita
che passa che passa.
Che sia benedetta
Per quanto assurda e complessa ci sembri
la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda
se cadi ti aspetta
Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela
stretta
Tenersela stretta
(...)
E però c'è un però. L'uomo comune sarà ricordato dalla sua famiglia, dagli amici, dalla ristretta cerchia di coloro che hanno condiviso momenti con lui. Ma il Poeta, quello con la P maiuscola, continuerà a scuotere gli animi, a farli vibrare, emozionare, e viva sarà sempre la sua memoria. E così De Andrè, Mia Martini, Alda Merini, Manuel Cohen, Pierluigi Cappello, ecc. ecc. ci fanno compagnia, e c'insegnano che la vera morte è quella degli animi aridi, depravati.
Insomma, caro Franco, anche tu mi hai regalato un'emozione. Bellissima questa poesia, con un finale splendido.
Un abbraccio.
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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)