Non saprei mai scrivere una poesia così, ma estrapolando certi versi, riesco ad identificarmi.
Carlo,ti voglio percorrere
di nebbia che mi tiene gli occhi sbarrarti, diventa
amore e non difende, ma picchia ai polsi col suo odore
bollente di catrame e di sale, come un inferno
che si arma per gestire la disobbedienza del mare
Carlo, con quella schiena cosmica, le braccia allargate
mentre corri di rabbia e cadi, lasciandoti destare dalla morte
convulso come una macchia a disegnare la ciclicità
Ti appare la piazza dagli oblò del tuo corpo
e a Genova urla persino il mare, come un paradiso
affogato nello stesso raggio dei copertoni
che ti attraversano adesso, Carlo, e riattraversano
Anche se nemmeno così saprei scrivere.