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Come quando fuori c’è il sole

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2020 09:03
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09/10/2020 08:49
 
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Devo dire che sono in disaccordo con Fabella che in entrambe le poesie evidenzia i plurali, ma ovviamente si tratta di gusti del tutto soggettivi: a me, invece, i plurali in poesia piacciono tantissimo perché mi sembra donino un'estensione maggiore, uno sguardo più ampio sull'insieme temporale e sulle cose: perché concentrarsi invece sul singolare?
E' probabile che la monotonia arrivata a Daniela con questi plurali derivi dal fatto che la poesia è breve e dunque essi si susseguono a catena, ma ripeto, io neanche li avevo notati, mentre sono stata presa
dall'insieme di stagioni, stormi, orizzonti, fazzoletti e vigneti,
così sono stata proiettata in una distensione spazio-temporale di lungo periodo e di ampio sguardo, non solo su un fatto particolare che abbia segnato e sia motivo della poesia stessa.

Allora mi domando se non sia sufficiente eliminare solo i participi, che in definitiva sovraccaricano i suoni monotoni in ati/ate, variandoli in qualche modo (per esempio, invece di "orti incorniciati", "orti immersi") o altro.
A questo punto rimarrebbero solo
giornate
vigneti
e vita
con le stesse consonanze, ma risultano abbastanza distanziati da non creare monotonia (sostituendo però anche "speranze immaginate", che a ripensarci bene non mi piace).


Quando giro le mie carte e non trovo
le stagioni che volevo, le speranze immaginate,
quando fuori piove e la primavera tarda
ad arrivare. Così la mente per inerzia torna
indietro, alle giornate di campagne luminose,
agli stormi di maggio che annodavano sul capo
fazzoletti di cielo, agli anni veloci tra orizzonti
di vigneti e gli orti incorniciati nell’azzurro.
Poi, celandone il motivo, la nostalgia, d’un tratto,
vola altrove. La vita mi regala, tutta insieme,
ogni meraviglia che non osservavo. E il sorriso
di un mattino, qualunque è la stagione,
prende spazio in un secondo nel mio cuore

[Modificato da Versolibero 09/10/2020 08:58]


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"Le parole sono 'contenitori' troppo angusti per le mie emozioni e quando, leggendo, le sento 'soffrire'
o mi segnalano delle 'sofferenze' corro a liberarle senza pensarci due volte per provarne di più adatti".
(citazione di EEFF)
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