quando sono entrata nei cosiddetti laboratori, come anche questo vorrebbe essere
, mi hanno immediatamente ripresa, perché usavo termini tronchi o arcaici, soprattutto quando scrivevo in metrica. Anche un rimatore me lo anticipò: usali solo se indispensabili.
A distanza di tempo, e leggendo questa tua, comprendo che la poesia è come un abito: chi veste di pizzi, chi di borchie e nessuno può chiedere di strappare via i pizzi o schiodare le borchie, tanto meno se le scelte derivano dal nostro modo di vivere o dalle tradizioni.
Io invece ammiro ogni modo di scrivere, tanto più se, come nel caso di questa poesia, lo stile e il tema si adattano perfettamente.
Come dice Cri:
- la trovo perfetta...ben calibrata nel ritmo...espressione classica ed elegante -
Volte le ali al nido che ti è tomba
plani sull’illusione delle genti
messaggera di rinascita.
Tra aromatici sapori la vita oblii
in fiamme consumata
e dalle ceneri t’involi nuova.
Eliopoli t’è casa ancora in sole
e i colori di cui risplendon le tue piume
si danno alla preghiera dei credenti.
Lunga la corsa riprendi faticosa
verso quei campi che ti saranno amici
che di te leggenda manterranno.
Del rinnovarsi simbolo di fede
dopo cent’anni e cento e cento ancora
voli nei sogni e nell’umana speme.
Chiedo solo una spiegazione : vedo endecasillabi perfetti alternati a versi liberi: per caso o per difficoltà o per scelta?
Un caro saluto
daniela