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Commedia in due atti

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2007 15:45
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22/11/2007 10:39
 
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ATTO PRIMO



Dillo alla tua amica che non ho polveri
sotto la destra del letto
ma notti profumate di lavande

parlale del divieto al termine
di un impatto fra due vite
che precedevano le file parallele

chiedile se ha ancora occhi chiari di sera
alla penombra del portone dove
nascondevamo copule clandestine

e chi intravide un tragitto fra le dune e il mare
dopo aver congedato scelte
per il grigio dei suoi occhi


e adesso



ATTO SECONDO

quella striscia viscida sulla coscia
e i miei pensieri a pendolo
dai pantaloni sciatti sul sofà
al mio amore a medio termine
abbandonato come un maglione logoro.

Colleziono i punti del mio setto nasale

-A diciassette l’omaggio: una vita-

Ne avevo solo sedici
non bastò mostrarne i segni,
né le preghiere
al medico di guardia nell’ E.R.

E questi ventitrè rintocchi a mezzanotte
che si infrangono sulla tastiera
e le parole

dure

come pane raffermo.



[Modificato da el_greco 22/11/2007 11:01]
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Post: 46
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22/11/2007 23:44
 
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Al primo impatto sembra abbastanza attraente, nella sua costruita originalità, ma poi entrando nel profondo del testo, si scorge qualche disfunzione nel ritmo, nei tempi di respiro…nella fluidità insomma
Ci sono passaggi significativi, e poi dei abbozzi d’ immagini, pensieri fuggiti alla logica creativa.

La chiusa e la chiusura sono suggestivi.
Come l’incipit, con un verbo e un tempo coraggiosi, interessante.
Per concludere un testo in cui riconosco, per quel poco che ho percepito fino ad ora di El Greco, anima senza pace, che scava, e che si muove contro il tempo..il suo stile spesso profano.
Un rimpianto vissuto nello specchio di un racconto ad una ascoltatrice…una vita vissuta in questo ricordo con tormento e con disordine amorosa e personale.
Una memoria che si risveglia con sofferenza, una memoria che si svolge però in alcuni tratti con immagini scarne, tiepide,e disordinate, quasi incolori.

chiedile se ha ancora occhi chiari di sera
alla penombra del portone dove
nascondevamo copule clandestine
e chi intravide un tragitto fra le dune e il mare
dopo aver congedato scelte
per il grigio dei suoi occhi


ha ancora occhi chiari di sera…. ....per il grigio dei suoi occhi versi che si distanziano tra di loro di soltanto 5 linee creando un ripetersi della immagine poco adatta all’estetica e alla melodia.

E poi “copule” termine estremamente dotto, lessico non idoneo per il liguaggio che usi, molto pratico, diretto, ed efficace….mi sembra un dire da moralista gesuita, quale tu non sei, e quale la tua poetica non lo rappresenta (mi sembra) mai…banale per banale….amplessi sarebbe stato più calzante allora…

quella striscia viscida sulla coscia
e i miei pensieri a pendolo
dai pantaloni sciatti sul sofà
al mio amore a medio termine
abbandonato come un maglione logoro
.

Non parlo dei rallentamenti del “e” e del “come” che possono mantenersi…ma quel “medio termine”…tecnico di business e di pianificazione progettuale, non lo vedo tanto, sarebbe bastato un termine più semplice come “a tempo”….(ecco la discontinuità estrema…copule e medio termine)

al medico di guardia nell’ E.R.

sembra una forzatura eccessiva, un gradino stilistico e lessicale, che fa singhiozzare la lettura…

e poi un finale magistrale

E questi ventitrè rintocchi a mezzanotte
che si infrangono sulla tastiera
e le parole

dure
come pane raffermo.
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Post: 127
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23/11/2007 10:17
 
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PREMESSA:Credo di attraversare un momento in cui dovrei provare più a riflettere e condensare i miei commenti, ed avevo deciso di agire in questo modo, ma dopo una così dotta ed approfondita analisi del testo fatta dal mio collega, mi è difficile dare corso al mio proponimento e quindi almeno per questa volta proporrò una sbrodolata che avrei fatto a meno di fare. Le mie impressioni sarebbero state quelle che si condensano nelle ultime righe di questo post.


Sono in difficoltà ad esprimere il mio commento perché fondamentalmente in contrasto con alcune delle osservazioni del commento precedente fatto da Lorenzo, ma questo è il bello della (bio)diversità .

Intanto la linearità dell’esposizione rende la comprensione estremamente semplice e nel contempo assimilabile fin nell’ultimo sostantivo.

Trovo abbastanza emblematica la suddivisione in due parti (atti). E’ certo (perché esplicitato in quel’ “e adesso” posto alla fine del primo atto) che in questa struttura si voglia indicare una temporalità degli eventi, un prima ed un dopo, un antefatto (il primo atto) nel quale si spiegano gli eventi che poi porteranno al secondo atto.
Noto un cambiamento di metrica (in senso lato) ed un diverso modo di organizzare i versi; nel primo atto più omogenei (terzine) ed anche più rabbiosi (anche in questo senso trovo corretto l’uso del sostantivo “copule” che, trovo squisitamente azzeccato nel contesto – amplesso sarebbe risultata una semplice ed alquanto banale esemplificazione dell’atto sessuale, ma qui si va oltre l'incontro corporeo ) . Forse un po’ pesante la ripetizione di “occhi” che poteva essere evitata.

Nella seconda parte il verso assume dei contorni frammentari, non c’è più una lunghezza fissa della strofa, tutto il testo assume contorni frastagliati, a sottolineare la drammaticità degli eventi; innesti visivi che ben esprimono lo stato d’animo.
Anche il linguaggio assume connotazioni diverse: fluido e familiare nella prima parte, nervoso, distante, freddo nella seconda e quei riferimenti all’ "amore a medio termine" (che proprio perché espressione di freddo linguaggio “tecnico di business e di pianificazione progettuale” rende ancor più l’idea del distacco netto dalla prima parte dove l’illusorietà della vita domina la scena rispetto alla seconda dove sopraggiunge la disillusione la consapevolezza della realtà, la fredda constatazione degli eventi) o all’E.R. (Emergency Room) molto più distante dal discorrere quotidiano di quanto non lo sia Pronto Soccorso, ed anche in questa sottigliezza si nota la capacità di fare la differenza tra il banale e l’insolito, tra lo scontato e l’originale, tra lo scrivere versi ed il cercare di fare qualcosa di più.




Mi piace molto l’aria che si respira in questi versi, rappresenta quel momento in cui ognuno di noi, ad un certo punto della vita, si accorge di dover fare i conti con i propri sogni, con la rabbia che assale quando ci si scopre impotenti davanti a quelle che, a posteriori, si rivelano essere semplicemente delle mere illusioni.
Non è solo un insieme di versi, le emozioni transitano attraverso gli spazi tra le strofe alla ricerca della successiva, in un incalzante desiderio di scoprirne la fine, di evocarne un epilogo che non lasci un senso di vuoto, ma ci si accorge solo in fondo alla lettura che la sensazione di vuoto che lasciano questi versi è la stessa che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita.

Piaciuta tanto. [SM=g28002]



Sandra
[Modificato da te_verde 23/11/2007 10:20]
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Post: 48
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23/11/2007 21:06
 
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Mi sembra molto centrato il commento di Lorenzo, trovo che la chiusa è davvero magistrale, ma la musicalità dei versi si inceppa un tantino ... proverei a riscriverla per darle una maggiore scorrevolezza.
La mente è come un paracadute, funziona soltanto se si apre.
A. Einstein
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26/11/2007 11:53
 
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Ci ho pensato a lungo e vi propongo una rivisitazione della seconda parte, oltre ad alcune della prima dove mi sono accorto che una modifica avrebbe reso più scorrevole il testo.


ATTO PRIMO

Dillo alla tua amica che non ho polveri
sotto la destra del letto
ma notti di lavande

parlale del divieto al termine
di un impatto fra due vite
che precedevano le file parallele

chiedile se ha ancora dita chiare di sera
alla penombra del portone dove
nascondevamo copule clandestine

e chi intravide un tragitto fra le dune e il mare
dopo aver congedato scelte
per il grigio dei suoi occhi


e adesso



ATTO SECONDO

colleziono punti al setto nasale
e pensieri, a pendolo,
dai pantaloni sul sofà
a quell’amore a medio termine
abbandonato come un maglione logoro,

mentre ascolto

ventitrè rintocchi a mezzanotte
infrangersi sulla tastiera

e parole

dure

come pane raffermo.
[Modificato da el_greco 26/11/2007 11:56]
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Post: 155
Amministratore forum
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27/11/2007 08:42
 
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Leonardo, per me è bellissima!


Il percorso di un'amicizia (amore), che nel tragitto pare prosciugarsi come la pelle, mentre invecchia.

Così deve essere, la prima parte ricca, fiorita di entusiasmi perduti, filtrati attraverso la nostalgia di un racconto. La seconda secca, come un punto di arrivo, in cui ci si può permettere una sintesi assoluta, senza curarsi dei tempi brevi o lontani di giudizio, che scava che graffia, che non lascia sedimento di carne sulle ossa...


Credo che sarà fonte di ispirazione per qualcosa di mio [SM=g27987]






[SM=g28003]







fil0diseta_______________________________________________________________________________________________________
Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
(Antonin Artaud) 
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Post: 48
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27/11/2007 09:00
 
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decisamente più scorrevole e più "coerente"...
resta il fatto dei due termini che non mi piacciono e che sono antagonisti (letteralmente-temporalmente-musicalmente) nel contesto del lessico adottato...quali: copule e medio termine...

ma è tua poesia, e non posso che rispettare ugualmente le tue scelte...
a rileggerti
Lorenzo
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27/11/2007 15:45
 
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Vi ringrazio per l'attenzione prestata al mio testo.
Non è facile una volta scritti dei versi metterci mano e cercare di seguire qualle che sono le indicazioni che condividi. Di solito si pubblica perchè si ritiene ciò che abbiamo scritto già "perfetto" e quando riscontri delle osservazioni oggettive la difficoltà consiste proprio nel rimettere in discussione il testo.
Non è semplice farlo, forse sarebbe più semplice scrivere dei versi nuovi, piuttosto che mettere mano a quelli già scritti, ma ritengo sia proprio questa la cosa affascinante del forum, quella forza che ti spinge a provare a rivedere i versi per scoprire che in fondo c'è sempre un modo per esprimere meglio concetti già espressi.

Grazie


Leonardo
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