Baci di latta

Lo senti quell’organo ancora che suona?
Non dormo più da quella sera, piango.

Erano le candele tra te e me seduti,
avevi pure lucidato gli occhi col verde
per farmi scivolare ed io volevo scivolare.

E poi il pendaglio, il sorriso, le mani,
il tavolo che si scusa con noi, ci alziamo
e ti porto sulla collina – in quel bosco
che è nostro da quando siamo nati-

Prosegui la marcia senza fermarti,
non ho diritto a sognare fino alla fine.

Cercavamo le luci intermittenti,
quelle degli aerei, non le stelle
per noi irraggiungibili, sì la piana
coperta dal mio abbraccio su te.

Poi le lingue in un gioco di tagli,
di morsi e sangue in circolo
tra l’andare e il venire, il rincorrersi.

Tieni sempre alto il turibolo ragazzo
da diffondere l’incenso senza odorare.

L’avessi previsto quando sono partito
t’avrei accompagnata su per le scale,
invece soltanto al mattino nel radermi
mi sono fatto quel taglio sul labbro:

l’ultimo bacio con te sapeva di latta…
(Amen)

Se ti dico che ho il cuore che batte a mille mi credi????????

E' stupenda e stupendo e' il tuo modo di fotografarci un'emozione, un momento.

Bella l'entrata...


non le stelle
per noi irraggiungibili, sì la piana
coperta dal mio abbraccio su te.

Poi le lingue in un gioco di tagli,
di morsi e sangue in circolo
tra l’andare e il venire, il rincorrersi.

Credo che le mie palpitazioni siano dovute alla lettura di questi versi.

Fantastico.

ahhhhhhh.....

Ah, solo una cosa: mi suona in piu' quell'amen finale ma so che se lo hai scritto e' perche' volevi che stesse proprio li'.

Reb

Bellissimo riportare alla mente quei ricordi che ci hanno fermato nel tempo e forse, bellissimi, proprio perche appartengono a storie mai finite o nemmeno iniziate e solo sognate. L'utilizzo dell'imperfetto
mi fa pensare ad una incompiuta contornata di rimpianti e gli incisi al presente me ne rafforzano l'idea. L'"amen", secondo me, lo definisce e lo cataloga fra i ricordi da sorseggiare di quando in quando ma non lo chiude del tutto.

Ciao Mattia

Uno stile davvero pieno il tuo, Mattia. Mi complimento certo con te, perché vedo potenza e capacità nell'organizzare il verso. Però, mancano i silenzi (che secondo me sono indispensabili), in un percorso dove non perdi nemmeno un attimo di vista il punto di arrivo. E ci arrivi e concludi anche. In questo vedo che la tua poesia stenta a perdere il suo corpo per volare.


Questo è solo il mio sentire, che volevo comunicarti.

Grazie a tutti per il passaggio per iniziare;
caro Sebastiano, mi fa piacere tu l'abbia interpretata dipingendola con i sentimenti che mi hanno poi spinto a comporla;
Rebby, l'amen sotto il profilo musicale è fuor di dubbio stonato e cacofonico solamente che lo ritengo un ingrediente necessario in quanto va ad assumere la valenza che poi ha scorto Sebastiano: come un preghiera che ogni giorno chiudiamo con l'amen, il così sia, per poi ciclicamente riprendere il giorno dopo;
lo stesso vale per questo ricordo che ogni giorno si ripropone nella mente di colui che scrive.
La soluzione migliore sarebbe metterlo entro parentesi, cosa che poi ho fatto solo che qui è impossibile modificare il testo.
infine Daniela non posso che essere spronato a migliorare dal tuo commento, a proseguire il mio cammino di ricerca poetica andando a scavare nei meandri dei silenza ma, prima di fare ciò mi piacerebbe riuscire a dominare nel grado maggiore possibile la Parola, incanalando la sua potenza in flussi predeterminati volti, come anche tu hai osservato, al raggiungimento di un fine, la chiusura del circolo o, se vogliamo, la quadratura del cerchio...
Grazie ancora
Saluti

Violacorsaro

Entro nel merito, e vedo l’obiettivo sbilanciato più su di te che non sulla persona alla quale dovrebbe essere diretto: alla sua repentina perdita: "l’incenso da tenere alto e da non annusare (odorare)" per non disperderne parte della sua sacralità.

Dopo un preludio che narra di un tuo lungo silenzio “da quella sera”, la parola dovrebbe avvolgere lei, a farne statualità, ricordo puro fermato a sua fissità, a mancanza assoluta, ormai, di tempo - della (sua) modificazione.

Il ferirsi nel radersi la barba, rimette, invece, vita, inietta sangue, laddove la vita non c’è più, ma solo il suo silenzio. Il suo ricordo. Fortissima contrapposizione, questa, biforcazione irrisolvibile. Dicotomia.
Qui dovrebbe essere, per me, giocata meglio questa contrapposizione tra la vita e la mancanza di vita, quell’”organo che ancora suona”; e non mantenerla alla superficie, (giocata, cioè) con la latta o la lattina che sa tanto di involucro da supermercato, e non di sacralità del ricordo.

La struttura la vedo molto ben organizzata, con la tua voce fuori campo, che poi si inoltra per tre volte all’interno, in queste stanze del ricordo, e dai diversi profumi.


Ciao Mattia, un gran bel lavoro come struttura poetica.

ViolaCorsaro, 21/11/2008 18.01:

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La soluzione migliore sarebbe metterlo entro parentesi, cosa che poi ho fatto solo che qui è impossibile modificare il testo.
Violacorsaro

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Ho scritto un post in evidenza, perché il tuo problema potrebbe essere di altri. Te lo riposto nello specifico:

fil0diseta, 22/11/2008 8.21:

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Ricordo che il tempo di modifica dei post è di due ore. Qualora necessitasse una modifica al di là di questo tempo, fate riferimento a me, tramite mail ffz, oppure nel topic stesso, dove io provvederò a correggere e a ripulire dalla eventuale "comunicazione di servizio"

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Mi prendo la libertà di correggere quello che segnali, senza una tua ulteriore richiesta

hanno già detto tutto gli altri... ma voglio farti sapere che l'ho sentita così "dentro"... tanto tanto dentro, bella come il ricordo rivissuto, bella come il dolore che non smette ma che, riaffiorando, resta vivo e ci fa sentire vivi e a restare vivi anche quelli che non ci sono più.. non qui, non fisicamente.


grazie, per avercela regalata!