L'ultima mezzora

Gli animali gridano nella notte
io vi ho ascoltato
senza parlarvi mai di me,
l'effetto alcolico sta per svanire
bacio l'ultima sigaretta
prima di andare a dormire

Solo mi inoltro nelle solite strade
fatte di polvere, buio e silenzio
guardo nel cielo la stella di venere
una bugia per rimandare il dolore

Nel freddo respiro delle sere di giugno
davanti all'orizzonte rosso fuoco
un temporale si allontana lentamente
agitando le ombre degli alberi,
nell'ultima mezzora di primavera
davanti ai ruderi di un casolare
là dove piansi e pregai per averti
angelo mio mi hai lasciato per sempre

Tutto quello che sento
non c'è mai stato
la luna piena risplende
per sette notti appena,
tutto quello che ho negli occhi
non l'ho mai vissuto
avete mai sognato voi
questo disagio?
l'avete mai veramente sognato?


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Intensità espressiva ben ingegnata Elfo, col tuo linguaggio libero ci mostri magnificamente la scena di un turbamento esistenziale scaturito da un momento di solitudine.

Bella poesia Elfo

Tutto quello che sento
non c'è mai stato
la luna piena risplende
per sette notti appena,
tutto quello che ho negli occhi
non l'ho mai vissuto
avete mai sognato voi
questo disagio?
l'avete mai veramente sognato?


Mi prendono questi versi, è qui che metti l'universalità della tua poesia, in un disagio in cui chiunque di noi di riconosce. Fossi solo un po' più in vena, risponderei a quelle domande. Chissà mai che non ci ritorni su.

Un abbraccio a te, Alessandro

Grazie a al qantar, daniela e francesca
Felicissimo di aver letto i vostri commenti

Vero Alessandro, come ha ben notato Sebastiano, hai "liberato" il tuo linguaggio dalle costrizioni, e lo dissemini dove prima hai dissodato, quasi a dirci di una tua autonomia linguistica, di uno spargere istintivo e maturo di pensieri ed azioni, e, forse, anche di ponderati rimedi, di vita.

Molto bella.