Certamente, caro Mattia, ogni percorso è fatto di alti e bassi, destre e sinistre e, comunque e sempre di momenti.
Momenti abbaglianti altri bui, che ti fanno vedere ben poco, altri in condizioni ottimali di apertura che ti lasciano tutto lo spazio per riflettere. Ed ecco che appaiono di queste riflessioni, dove quello che rimane delle “cose” è solo l’essenza primaria, dove ogni “cosa” è rappresentata dal proprio “Manitù”
Qui parliamo di porte, porte che si aprono verso la strada o sul pianerottolo; porte aperte verso un credo o un opportunità; verso un cielo oppure una desolazione, ma anche porte che si chiudono all’essere o al non essere, al dubbio, al ricordo, al volere, al chiedere…
Per sempre son chiuse
ad un dentro od un fuori,
placenta tra il restare
e un partire di rimorsi.
Ovvio che i punti di vista sono fondamentali ma questi dipendono dal, appunto, momento. Si potrebbe dire:
Per sempre son aperte…anche se apparentemente… e sono d’accordo sulle delimitazioni senza dubbio ma sarebbe un elemento trascurabile volendo. Le uniche porte chiuse definitivamente, ritengo siano quelle dove vi si pianta una croce sopra, quelle orizzontali, quelle che:
hanno orecchiato della relatività
tutte non san più ben distinguere
ciò che è mano dal piede,
chi è vivo
e chi
morto.
quelle porte, anche se s’aprissero, farebbero uscire qualcosa che va oltre l’essenza primaria delle cose, è il pensiero primitivo della creazione stessa, inconcepibile da noi, il pensiero di Dio.
Scusami ma questa poesia mi ha fatto e mi fa volare, mi trascina a questo sentire. Poesia assolutamente vera. Ti abbraccio.
[Modificato da al_qantar 22/11/2008 23:25]