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Hanno memoria le porte

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2008 12:22
21/11/2008 19:27
 
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E viene un momento
dove anche le cose
si spogliano del nome.

I gesti si ripetono
scorticati dell’essenza
nella radice dell’avere.

Hanno memoria le porte,
conservano i nostri segni
sulla traccia d’impronte,
tra maniglie e vetrate.

Per sempre son chiuse
ad un dentro od un fuori,
placenta tra il restare
e un partire di rimorsi.

Ma pur se cucite in tante assi
ci delimitano
un riferimento cartesiano unico,
così che quando le bare
-porte orizzontali-
hanno orecchiato della relatività
tutte non san più ben distinguere
ciò che è mano dal piede,
chi è vivo
e chi
morto.

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22/11/2008 23:03
 
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Certamente, caro Mattia, ogni percorso è fatto di alti e bassi, destre e sinistre e, comunque e sempre di momenti.
Momenti abbaglianti altri bui, che ti fanno vedere ben poco, altri in condizioni ottimali di apertura che ti lasciano tutto lo spazio per riflettere. Ed ecco che appaiono di queste riflessioni, dove quello che rimane delle “cose” è solo l’essenza primaria, dove ogni “cosa” è rappresentata dal proprio “Manitù”
Qui parliamo di porte, porte che si aprono verso la strada o sul pianerottolo; porte aperte verso un credo o un opportunità; verso un cielo oppure una desolazione, ma anche porte che si chiudono all’essere o al non essere, al dubbio, al ricordo, al volere, al chiedere…
Per sempre son chiuse
ad un dentro od un fuori,
placenta tra il restare
e un partire di rimorsi.

Ovvio che i punti di vista sono fondamentali ma questi dipendono dal, appunto, momento. Si potrebbe dire: Per sempre son aperte…anche se apparentemente… e sono d’accordo sulle delimitazioni senza dubbio ma sarebbe un elemento trascurabile volendo. Le uniche porte chiuse definitivamente, ritengo siano quelle dove vi si pianta una croce sopra, quelle orizzontali, quelle che:
hanno orecchiato della relatività
tutte non san più ben distinguere
ciò che è mano dal piede,
chi è vivo
e chi
morto.

quelle porte, anche se s’aprissero, farebbero uscire qualcosa che va oltre l’essenza primaria delle cose, è il pensiero primitivo della creazione stessa, inconcepibile da noi, il pensiero di Dio.

Scusami ma questa poesia mi ha fatto e mi fa volare, mi trascina a questo sentire. Poesia assolutamente vera. Ti abbraccio.
[Modificato da al_qantar 22/11/2008 23:25]
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Post: 169
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23/11/2008 12:23
 
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"e viene un momento
dove anche le cose
si spogliano del nome"


[SM=g28002] [SM=g27985] [SM=g28002]
I let fall flowers of blood
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Post: 233
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23/11/2008 18:33
 
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quoto in toto Sebastiano... molto bella. [SM=g27985]
Email Scheda Utente
Post: 429
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23/11/2008 18:48
 
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Due relativi: il dentro e il fuori, il sopra e il sotto.

Quest’ultimo, però, un "relativo" alquanto strano: una costante sull’asse cartesiano (porte orizzontali) che è un parametro assoluto e non di certo relativo.

A voler significare, forse, una esperienza unica per il singolo individuo, che lo pone direttamente come coscienza (e, quindi, come relatività) di fronte al fenomeno vita/morte, e una costante, invece, statistica, come fenomeno quantitativo, per l'umanità in sé.

Si ripete il precedente gioco del salto qualitativo nel continuum fenomenico, di cui a una tua precedente poesia.
24/11/2008 20:16
 
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Vi ringrazio tutti per il commento e la lettura: Elfo, son contento tu abbia apprezzato quella strofa, Maredinotte del fatto ti sia piaciuta, Walter per la sua ormai nota competenza nel sviscerare in maniera sempre puntuale quelle che sono le mie intenzioni anche subconsce, io stesso nono mi ero reso conto, a priori, di aver proseguito una strada già imboccata in una precedente ma le tue parole mi han fatto meditare su questo fatto; l'involontarietà....

SEbastiano, ringrazio te in maniera particolare per la squisita analisi, l'interiorizzazione che ne hai fatto, che poi credo sia l'obiettivo principe per ogni poeta;
l'idea che mi è saltata in mente dalla rilettura del motto di Eco "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" la semantica, che ci creiamo per poter "amministrare" efficientemente secondo un'ottimalità paretiana la realtà ma che necessariamente va a scontrarsi con il crescente relativismo morale nei panni dell'etica.
Risposte non è ho, solo domande (purtroppo).
Grazie ancora.
Saluti

Violacorsaro
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Post: 587
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24/11/2008 21:27
 
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Sento in questo versi tanto pessimismo, come se tutto fosse finalizzato al niente. Entrata ed uscita: forse unica porta.

E fa riflettere, non sai quanto!

Molto piaciuta!




"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com
27/11/2008 12:22
 
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TI ringrazio Francesca di questo tuo pensiero.
Saluti e, torno domani con un poco di più tempo a disposizione.

Violacorsaro
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