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23/11/2008 09:16 | |
è giorno di non fuoco e l'ore dopo
accendono fessure che non scomodano l’alba
vienimi dietro sulla presa in giro
che smezza la luna a guglie e palladiane
vienimi dietro sul sempre
d’un dì, ch’eri tu la notte dal rumore d’onda
che si faceva a gradi, che si faceva gola
tra sciami e campanelli
dove le spalle potevano vivere di senza
pan zuccheri domani
guardami, guardami ‘sperduta
dopo una cioccolata, a vuotare
fonti esaurite
che del vento i fogli, ci nevica città
nel mio far nulla
guardami, metto il silenzio a specchio
e l’altro dirimpetto
una briciola di cacao, su rette in fuga
tra le minestre e un gradino in più
sul giorno aperto
che pretende il labbro
facendo presagire il mio profilo
tra trent'anni
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Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
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23/11/2008 10:11 | |
Ti do una interpretazione solo filosofica.
Un tentativo di svalutazione del sé (accentato), o del semplicemente “se” condizionato.
Svalutazione con parole "fuori luogo" rispetto al tema poetico (decontestualizzazione tematica), come il caso del cacao nell’ultima, e bellissima, strofa, in cui dall’infinito rinvio di due specchi messi uno di fronte all’altro, - tema appunto filosofico nell’arte pittorica- , estrapoli poi la forma "malsana" (svalutazione) della figura, ora, presente, decontestualizzandola in un tempo successivo. “Se” vado, appunto, ad estrapolare da questo infinito continuo – senza qualità-, il tuo volto tra 30 anni….avrò una contingenza, ora non presente, che mi condiziona, mi contamina, lo sguardo dell’adesso.
Mischi tecniche pittoriche a tele, tessuti e intelaiature, verbali.
Contaminazioni dei campi.
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23/11/2008 18:40 | |
mi fa pensare alla domenica come un momento infinito, fuori dal tempo... ma in negativo. un momento in cui soffermarsi e osservare, fuori e dentro (soprattutto dentro), meditare sul passato, sul presente, sul futuro (coesistono i tre tempi in questa tua).
quasi il rimpianto di un passato da vivere alla giornata, senza pensare a domani, un presente in cui la briciola di cacao correrebbe su rette parallele ma si intrappola tra due specchi, costringendosi a guardarsi.
bho, forse sbaglio... ma la vedo così. |
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25/11/2008 08:42 | |
Walter, ti ringrazio molto della tua interpretazione solo filosofica. Credo sia la strada perfetta per la lettura oggettiva dei testi e mi rammarico ogni volta di non avere anch'io gli elementi per strutturare i miei commenti con questa chiave.
In effetti ho un po' ricercato l'effetto Droste, come hai ben colto, facendo però progredire (degradare) l'immagine nel tempo.
Sulla decontestualizzazione tematica, ho passato diverso tempo a ricercarla, ora posso dire che mi esce spontanea nelle cose che scrivo.
Diciamo, che lo considero un risultato, per come ne penso io di poesia.
Roberta, hai colto anche tu questo fuori e dentro dell'effetto Droste, sulla traslazione (ma che termine, ingegnere prox.fut, me lo contesterà) dei tempi passato/presente/futuro.
Riguardo il cacao, non ha il neppur minimo riferimento è una cosa che ricordo adesso, solo una coincidenza: Droste è proprio la marca di un cacao (ahahaahh, ma tu dimmi)
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Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
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25/11/2008 10:30 | |
maledizione... sai cos'è che mi manca? il linguaggio tecnico delle arti figurative... ora, cosa diavolo è quest'effetto Droste?
ovviamente sono andata a cercarlo! ahahahah
ebbene si, quegli specchi che ti costringono (e che stranamente avevo individuato) sono un semplice modo per ottenere l'effetto droste, un modo quindi di osservarsi fino a perdersi... puntino in lontananza!
ti lascio passare la traslazione dei piani temporali... infondo è una visione romantica! ahahahhah |
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25/11/2008 20:19 | |
Trovo, cara Daniela, una stabilità che mi impressiona, questa poesia ha un baricentro perfetto, è un monolite ben piantato sulla ellisse del pensiero ed in perpendicolo. Quelle rette in fuga nella stupenda ultima strofa, li identifico nelle file di Sfingi che sembra formino una pista che dirige verso Orione... in questo caso, l'anima di tutti noi, moltiplicando all'infinito il sentimento di nostalgia senza tempo che ci presenti. Gli effetti pittorici delle immagini risaltano e si assommano agli effetti verbali; la parola prende posizione avanzata rispetto alla lettura per cui spesso bisogna riprenderla per meglio focalizzarla. Ma è magnifico il contesto e lo sfondo cromatico su cui naviga e si ripete con suoni da sinfonica surreale. Dal primo all'ultimo verso c'è un via vai di parole che sembra si modifichino, si scontrano, si contraggono ed esplodono in metafore magnificate sia dalle pause che dai carichi sonori. Questa è l'impressione che mi suscita leggendola e senza studiarne a fondo la tematica che mi pare svolta in maniera geniale. Un obelisco che sfida le leggi naturali, che assorbe e rilancia energia poetica.
Insomma mi piace assai.
Sebastiano |
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26/11/2008 08:00 | |
Caro Sebastiano, mi hai fatto un commento più bello della poesia stessa Ti ringrazio molto. Tutto quello che dici mi fa gioia, anche se sottolineo due passi che proprio mi mandano in brodo di giuggiole. L'impressione che hai della parola, che si modifica, si scontra, si contrae per esplodere in suono. Un po' come le tue trifonìe. Poi il fatto che non ti soffermi sulla tematica, perché è quello che desidero segretamente, da chi legge. Che non ricerchi temi, ma suoni e silenzi, in questo caso anche effetti ottici generati da linee e punti di fuga.
Ti abbraccio
[Modificato da filodiseta-- 26/11/2008 08:01] _______________________________
Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
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26/11/2008 08:21 | |
Posso premettere che dopo queste acute osservazioni descrittive mi sento come il Signor Bonaventura di fronte ai grandi della Walt Disney????????????
Posso limitarmi alla mia sincerita' di lettura, pero' e potere dire che le sensazioni che ho letto carpire dai post precedenti dei miei compagni d'avventura sono pure le mie.
La riflessione che si concede un cappuccino senza fretta mentre il cucchiaiono gira nella tazza in turbinii di pensieri e di visioni futuriste.
La forma mi ha catturata, incarcerata. Piacevolmente, eh..
Bellerrima
Reb
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26/11/2008 10:12 | |
Ho un unico rammarico: non avere la capacità di chi mi ha preceduto di esprimere così bene le sensazioni che provo.
In realtà mi sembra di stare davanti ad un quadro surreale, ci sono così tanti elementi contrastanti, quasi fuori luogo, che non si può non apprezzare la tua capacità di miscelarli e renderli verosimili.
Le guglie palladiane, tra le quali sciamano frotte di campanelli, qualcuno che alla finestra sorseggia una cioccolata, riflettendosi in immagini senza fine, ed ogni immagine riflette il suo aspetto invecchiato di qualche tempo ed infine, in lontananza, un paio di gradini che sottendono verso il sole nascente che altro non è se non un paio di labbra dalle quali fiocca la neve su una città fatta di fogli di carta.
Altro dirti non saprei, se non che mi piacerebbe riuscire a trasporre questa immagine (magrittiana) su una tela bianca, ma non è cosa mia, quindi mi limito ad immaginarla.
Grazie Daniela
Sandra |
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26/11/2008 12:51 | |
beh hanno detto tutto quelli che mi hanno preceduta, anche se non sarei mai riuscita ad intrufolarmi così bene.
la cosa che più di tutto mi sciocca è la tua capacità di ricercatezza, mai scontata, mai banale, se scrivi, cavoli scrivi!!!
A primo acchitto ha una lettura molto scomoda, nel senso che almeno la devi leggere 3 volte per tentare un'interpretazione.
Ecco il mio passo preferito:
ci nevica città
nel mio far nulla
che dice tutto e dice niente...
"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
www.francescacoppola.wordpress.com |
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27/11/2008 15:50 | |
Capolavoro
Un magnifico quadro riportato in splendidi versi
Sei riuscita a raccontare l'atmosfera e le strane sensazioni delle domeniche....
I let fall flowers of blood |
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29/11/2008 10:14 | |
i commenti a questa tua Daniela, ho così poco tempo
architettonica è stato quello a cui ho pensato dopo averla riletta alcune volte, per il gran lavoro di studio, d'incastro pulito, di struttura così ben calibrata... se ora mi dici che l'hai scritta in 5 minuti faccio fatica a crederci però... applausi!
Anna
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05/12/2008 18:20 | |
bella lì che mi tocca riesumare che figura, ringrazio di fretta gli ultimi 5commenti e, visto che ormai l'ho riportata in auge , passo domani con calma a rispondere alle vostre riflessioni
Baci grandi come el mundo _______________________________
Jai guru deva om
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05/12/2008 23:35 | |
Su tutto avverto l’intenso profumo della cioccolata calda rimasta un gradino più giù del desiderio.
Tutto il resto sembra perso nella confusione; brandelli di vissuto alla rinfusa come flashback pescati apparentemente senza un filo logico con quegli imperativi che sembrano ancora una volta una invocazione.
E’ come leggere un sogno con tutte le contraddizioni e le situazioni improbabili; come mettere assieme particelle di una esistenza condensata in attimi importanti e la ricerca di un silenzio infinito assieme alla paura che lo stesso incute.
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09/12/2008 08:04 | |
Rebby., 26/11/2008 8.21:
Posso premettere che dopo queste acute osservazioni descrittive mi sento come il Signor Bonaventura di fronte ai grandi della Walt Disney????????????
Posso limitarmi alla mia sincerita' di lettura, pero' e potere dire che le sensazioni che ho letto carpire dai post precedenti dei miei compagni d'avventura sono pure le mie.
La riflessione che si concede un cappuccino senza fretta mentre il cucchiaino gira nella tazza in turbinii di pensieri e di visioni futuriste.
La forma mi ha catturata, incarcerata. Piacevolmente, eh..
Bellerrima
Reb
Mi piace molto Rebby l'immagine del cucchiaino che turbina nella tazza, come una centrifuga che crea vortice al centro e ammassa gli elementi contro la circonferenza. Ma ti sei accorta che ultimamente, tra noi ci sono solo cerchi e circonferenze???
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Jai guru deva om
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09/12/2008 08:19 | |
te_verde, 26/11/2008 10.12:
Ho un unico rammarico: non avere la capacità di chi mi ha preceduto di esprimere così bene le sensazioni che provo.
In realtà mi sembra di stare davanti ad un quadro surreale, ci sono così tanti elementi contrastanti, quasi fuori luogo, che non si può non apprezzare la tua capacità di miscelarli e renderli verosimili.
Le guglie palladiane, tra le quali sciamano frotte di campanelli, qualcuno che alla finestra sorseggia una cioccolata, riflettendosi in immagini senza fine, ed ogni immagine riflette il suo aspetto invecchiato di qualche tempo ed infine, in lontananza, un paio di gradini che sottendono verso il sole nascente che altro non è se non un paio di labbra dalle quali fiocca la neve su una città fatta di fogli di carta.
Altro dirti non saprei, se non che mi piacerebbe riuscire a trasporre questa immagine (magrittiana) su una tela bianca, ma non è cosa mia, quindi mi limito ad immaginarla.
Grazie Daniela
Sandra
E' normale e riconosciuto da molti che entrare nella mia poesia è come avvicinarsi a guardare un quadro. Un po' simbolista, un po' futurista, un po' surreale. Io spesso mi sono paragonata a Chagall a tutta la sua produzione in generale, ma a un'opera in particolare che ho anche avuto occasione di riprodurre durante il mio periodo di studio della tecnica pittorica: questa
E qui si ritrovano i "fuori luogo", fusi in modo che compongano una globalità credibile fatta di piccoli o grandi flash appartenenti a spazi, tempi, contesti differenti.
Ti ringrazio e ti abbraccio Sandra, sempre in attesa di te
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09/12/2008 08:34 | |
Francesca Coppola, 26/11/2008 12.51:
beh hanno detto tutto quelli che mi hanno preceduta, anche se non sarei mai riuscita ad intrufolarmi così bene.
la cosa che più di tutto mi sciocca è la tua capacità di ricercatezza, mai scontata, mai banale, se scrivi, cavoli scrivi!!!
A primo acchitto ha una lettura molto scomoda, nel senso che almeno la devi leggere 3 volte per tentare un'interpretazione.
Ecco il mio passo preferito:
ci nevica città
nel mio far nulla
che dice tutto e dice niente...
elfo nero, 27/11/2008 15.50:
Capolavoro
Un magnifico quadro riportato in splendidi versi
Sei riuscita a raccontare l'atmosfera e le strane sensazioni delle domeniche....
Grazie a Francesca ed Alessandro. Mi è piaciuta questa immagine di fogli bianchi che nevicano il riposo del poeta sulla città.
E anche mettere quel titolo sulla domenica che forse rappresenta il contrasto tra la mobilià della mente quando si libera nell'immobilità di un tempo determinato.
Vi abbraccio
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Jai guru deva om
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09/12/2008 08:51 | |
apassoleggero, 29/11/2008 10.14:
i commenti a questa tua Daniela, ho così poco tempo
architettonica è stato quello a cui ho pensato dopo averla riletta alcune volte, per il gran lavoro di studio, d'incastro pulito, di struttura così ben calibrata... se ora mi dici che l'hai scritta in 5 minuti faccio fatica a crederci però... applausi!
Anna
Ecco, ho lasciato passare troppo tempo per rispondere con precisione al tuo intervento. In effetti ho due modi di scrivere. Quello di getto, come nel caso del controcanto alla poesia "mai" di Francesco (il_complice) o del 4mani "Fotografie" con Francesco(fegem), oppure quello in cui mi diletto in incastri che alla fine danno l'impressione di nascondere una minuziosa struttura architettonica. La poesia fa certo parte di questa seconda categoria, sebbene la disposizione delle tessere sia venuta da sé, in modo naturale. Il gran lavoro di studio, d'incastro pulito, di struttura così ben calibrata che appare è frutto di una ricerca che ho sempre portato avanti e che a questo punto, forse, mi sta consentendo di uscire con questo tipo di testi, in piena disinvoltura (ho detto forse??? )
Una bacione, carissima Anna
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09/12/2008 09:04 | |
anumamundi, 05/12/2008 23.35:
Su tutto avverto l’intenso profumo della cioccolata calda rimasta un gradino più giù del desiderio.
Tutto il resto sembra perso nella confusione; brandelli di vissuto alla rinfusa come flashback pescati apparentemente senza un filo logico con quegli imperativi che sembrano ancora una volta una invocazione.
E’ come leggere un sogno con tutte le contraddizioni e le situazioni improbabili; come mettere assieme particelle di una esistenza condensata in attimi importanti e la ricerca di un silenzio infinito assieme alla paura che lo stesso incute.
Hai colto: quella cioccolata è la chiave(riposo) per uscire dal marasma di pensieri, che si accavallano, ci chiamano, si avvicinano, si allontanano. E il suo profumo è a un gradino più giù dal desiderio di quella volontà che spesso la vita ci costringe a reprimere. Ma una cioccolata Droste, ce la possiamo sempre permettere
Ti abbraccio
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