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05/12/2008 15:42 | |
abbozzo un sorriso e me lo metto in tasca
rivendicando strascichi di luna
e sogni d’oro
evado in un angolo
d’ombra nel giorno
dei sensi danzando
sui flebili toni
di un astro che
brilla
dall’alto riordino meglio
le vecchie speranze
sfigurano
in stralci di vita
che lasciano intendere
retrovie inattese
vita
che scorre
in clessidre
troppo strette
limandone i fori
di straforo
riaffioro in un sorriso
dal misero decorso
di una vana speranza. |
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08/12/2008 18:09 | |
Stavolta questa tua mi lascia un po' perplesso.
A partire dall'inizio dove quel:
"abbozzo un sorriso e me lo metto in tasca"
non mi convince per nulla, a seguire con il resto (fino alla chiusa), dove la metrica usata (anche senza il ricorso alle rime) ricorda troppo da vicino il "Rio Bo" e "La fontana malata" di Palazzeschi e dove anche la scelta della terminologia è lontana dai canoni ai quali ci hai abituati.
Forse si può considerare un esercizio o magari è una delle tue prime produzioni.
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08/12/2008 21:26 | |
anumamundi, 08/12/2008 18.09:
Stavolta questa tua mi lascia un po' perplesso.
A partire dall'inizio dove quel:
"abbozzo un sorriso e me lo metto in tasca"
non mi convince per nulla, a seguire con il resto (fino alla chiusa), dove la metrica usata (anche senza il ricorso alle rime) ricorda troppo da vicino il "Rio Bo" e "La fontana malata" di Palazzeschi e dove anche la scelta della terminologia è lontana dai canoni ai quali ci hai abituati.
Forse si può considerare un esercizio o magari è una delle tue prime produzioni.
si questa è appartenente alla mia prima fase (ne ho due ma credo che in me si stia innescando la terza).. comprendo le tue perplessità, e se ciò a cui vi ho abituati oggi vi attrae più di ciò a cui avrei potuto abituarvi due o tre anni fa, è gia una gran cosa, che mi rende felice.. |
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